Analisi a cura del garante regionale delle persone detenute Bruno Mellano: forti problemi di sovraffollamento Carceri in Piemonte: presentato al ministero il 5° dossier sulle criticità strutturali e logistiche

Analisi a cura del garante regionale delle persone detenute Bruno Mellano: forti problemi di sovraffollamento Carceri in Piemonte: presentato al ministero il 5° dossier sulle criticità strutturali e logistiche
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È stato presentato il quinto dossier sulle criticità strutturali e logistiche delle 13 carceri in Piemonte, a cura del garante regionale delle persone detenute Bruno Mellano (nella foto).

Emergono sempre forti, in generale, i problemi del sovraffollamento, della carenza di spazi e della necessità di manutenzione: si è già a un quinto al di sopra del 100% che non si dovrebbe raggiungere, considerata – a maggior ragione – anche l’emergenza sanitaria in corso.

I detenuti in Piemonte sono 4164 (dati al 28/12/20) e i problemi di capienza riguardano, in particolare, gli Istituti detentivi di Alba (46 detenuti), Alessandria (San Michele – 320 detenuti), Asti (301), Biella (469), Ivrea (261), Novara (178), Torino (1371), Verbania (62), Vercelli (255); non hanno raggiunto la massima capienza le strutture di Alessandria (don Soria), Cuneo, Fossano e Saluzzo.

I vari garanti comunali hanno fatto il punto di ogni struttura, durante una videoconferenza stampa, denunciando come gli istituti carcerari siano stati negli anni abbandonati a se stessi e necessitino d’interventi di manutenzione troppo a lungo attesi e non più rimandabili.

Nell’istituto di Alba deve partire il progetto di ristrutturazione del padiglione principale, la cui gara di appalto è stata emessa lo scorso settembre, che avrà durata di almeno due anni dall’inizio dei lavori (in due fasi) che avverrà non prima della prossima estate. La priorità, spiegano i responsabili, riguarda la funzionalizzazione della palazzina per il regime di semilibertà.

Ad Alessandria il problema riguarda principalmente l’esigenza di una decisione sul destino della Casa circondariale cittadina «don Soria», una struttura storica ormai in decadenza su cui sono stati apportati piccoli interventi di manutenzione ma del tutto insufficienti per il complesso generale. È stata più volte proposta la dismissione dell’edificio o la richiesta di un investimento serio, ma il Ministero ancora non si è espresso. Nel frattempo è stata formalmente annunciata in Parlamento la realizzazione di un nuovo carcere in una caserma militare dismessa a Casale Monferrato.

Ad Asti i disagi riguardano la gestione degli spazi e del personale a seguito dell’annunciata realizzazione di un nuovo padiglione detentivo per una capienza aggiunta di 120 posti, con la trasformazione a carcere per detenuti ad Alta sicurezza, che devono essere gestiti in maniera diversa dai detenuti comuni.

A Biella l’elemento critico è la chiusura della Casa lavoro di sartoria industriale che ospita 50 persone in misura di sicurezza che così non possono più seguire percorsi trattamentali speciali: non escono dall’esecuzione penale perché, pur avendo scontato la pena, devono ancora dimostrare di essere in grado di cambiare vita, ma non ci sono i modi per farlo. Questo crea grande tensione e conflitto interno. I sindacati di Polizia hanno più volte segnalato il problema.

L’istituto di Cuneo potrebbe essere la valvola di sfogo immediata per il Piemonte, ma da anni il padiglione è in fase di ristrutturazione e il ripristino sembra essere troppo lungo. Si resta in attesa di una spinta decisiva del cronoprogramma; nel mese di maggio è prevista la consegna del primo piano finito, ma gli spazi oggetto di intervento sono numerosi.

A Fossano la situazione è descritta come la migliore del Piemonte: gli spazi sono ampi, pur essendo una struttura in centro città, che saranno adibiti anche a laboratori imprenditoriali.

A Ivrea i problemi sono le finestre (piove all’interno delle celle), la coibentazione e la videosorveglianza, carente su alcuni piani, che garantisce la sicurezza sia del personale sia dei detenuti.

A Novara è urgente il recupero della palazzina interna un tempo dedicata alla sezione femminile, dove ora sarebbero da collocare i servizi medico-infermieristici, soluzione ideale per essere presidio di eccellenza dell’Asl in tempo di pandemia.

A Saluzzo, carcere ad alta sicurezza, sono richiesti il potenziamento delle reti informatiche per garantire i colloqui a distanza, gli spazi per le attività formative e l’attivazione del servizio di gestione differenziata dei rifiuti.

A Torino preoccupano gli spazi per la cura delle patologie, ambienti non più idonei, oltre al tasso di sovraffollamento (200 detenuti in più rispetto la capienza) che crea problemi anche con i detenuti in regime di semilibertà.

A Verbania il recupero di nuovi spazi è una possibilità scarsa e sono state anche interrotte le attività di formazione in pandemia, ma la fabbrica di biscotti prodotti in Istituto (la «Banda Biscotti») è un buon progetto che non si è mai fermato.

Anche a Vercelli è segnalato un problema di spazi e di degrado strutturale, sia per la sezione destinata alle detenute lavoranti sia per la ricollocazione dell’infermeria.

Il Coordinamento piemontese dei garanti ha inoltre annunciato una serie di iniziative per il 2021, tra cui l’impegno per la realizzazione di una Casa famiglia protetta per mamme detenute con bambini (nell’ambito di una Rete nazionale), la terza in Italia, dopo le esperienze di Milano e Roma.

Il documento, elaborato dal garante regionale in collaborazione con il Coordinamento piemontese dei garanti, sarà indirizzato al capo dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria Bernardo Petralia, al provveditore dell’Amministrazione penitenziaria del Piemonte Pierpaolo D’Andria, al ministro di Giustizia Alfonso Bonafede e ai sottosegretari di Stato Vittorio Ferraresi e Andrea Giorgis.

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