Appello dalle valli Po e Infernotto: «Lasciateci spostare sul territorio»
Emidio Meirone, presidente dell’Unione montana Comuni del Monviso, Pier Comba nel doppio ruolo di presidente dell’Unione montana Barge e Bagnolo e sindaco di Barge, Fabio Bruno Franco come primo cittadino di Bagnolo: sono queste le firme sotto il documento inviato ai “Palazzi” nei giorni scorsi. A riceverlo sono stati il premier Giuseppe Conte, il ministro della Sanità Speranza, il governatore del Piemonte Alberto Cirio e i due presidenti dell’Uncem, nazionale e piemontese, Marco Bussone e Roberto Colombero.
«Il recente e ultimo Dpcm introduce norme e prescrizioni che, di fatto, bloccano nuovamente gli italiani nelle proprie case e nelle proprie comunità - scrivono - . Sotto questo ultimo versante, purtroppo, e seppur nel pieno rispetto di ciò che arriva dalla comunità scientifica e quindi dal governo nazionale, vale un vecchio adagio. E cioè, regole uguali per realtà territoriali diverse non sono veramente uguali».
A porre l’accento sono proprio i sindaci delle nostre realtà, ben diverse da un contesto cittadino: «Se, ad esempio, si obbligano i cittadini di Torino a spostarsi solo dentro la città, è di difficile comprensione che gli abitanti delle piccole comunità montane vengano costretti a restare nel proprio paese. Al senso del Dpcm ci si sposta, infatti, solo dentro il proprio comune montano cosi? come ci si sposta solo dentro una città da 50 o da un milione di abitanti. Altri spostamenti non sono previsti, salvo per motivazioni pertinenti e giustificate con autocertificazione. Già nella scorsa primavera avevamo richiamato l’attenzione che deve essere almeno la “valle” la dimensione per spostarsi liberamente in montagna, con la massima attenzione per evitare sempre e comunque il rischio contagio».
«Diventa francamente singolare vietare lo spostamento fuori dal Comune montano cosi? come è vietato uscire dai confini di Torino o Milano. Sono due modalità molto diverse e la specificità dei borghi, dei paesi - di cui purtroppo molti senza servizi e negozi - nei territori montani in “zona rossa” deve essere rigorosamente e normativamente riconosciuta. Ne va della credibilità del provvedimento ma anche, e soprattutto, della volontà di continuare a salvare la montagna e di evitare un ulteriore e forse irreversibile spopolamento e abbandono».