Aprire i rifugi per far partire il turismo montano

Aprire i rifugi per far partire il turismo montano
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L’Uncem, in accordo con le Associazioni italiane dei Rifugisti, ha trasmesso al governo la richiesta di sbloccare le aperture delle strutture e definire un percorso verso la stagione estiva.

I rifugi alpini e i rifugi escursionistici sono perlopiù identificati con codice Ateco 55.20.3 e la descrizione "rifugi di montagna". In molte regioni italiane, i rifugi possono effettuare servizio di ristorazione sia interna (ospiti camere) sia esterna (pubblico). Nella realtà delle piccole comunità alpine sono, insieme ad altre strutture di tipo extra alberghiero, spesso sostitutivi degli alberghi.

«I rifugi - sostiene Marco Bussone presidente Uncem - si trovano a offrire servizi di ospitalità anche per motivi di lavoro, come è riconosciuto in questo particolare momento agli alberghi. Fornendo anche servizio di ristorazione al pubblico sono anche equiparati ai ristoranti (codice Ateco 56.) ai quali è concesso, sempre in questo momento, di offrire servizio di asporto».

Le Associazioni di rifugisti, insieme a Uncem e ai Comuni, hanno chiesto al governo la possibilità che i rifugi, alpini ed escursionistici,

possano essere inseriti tra i codici attivi non con fini turistici, ma esattamente con le stesse modalità operative di alberghi e ristoranti per poter essere messi in condizione di offrire i servizi di take-away e ospitalità.

«Questa azione comunque non vedrà come conseguenza l’apertura indiscriminata di tutti i rifugi, ma di quella parte che pensa di poter offrire un servizio ragionevole e responsabile adatto alle circostanze contingenti o richieste», evidenzia Guido Rocci, presidente dei Rifugisti del Piemonte.

Intanto c’è chi, a quote facilmente raggiungibile, ha già aperto i battenti. Parliamo del rifugio Pian delle Gorre,a 1032 metri in valle Pesio, sopra la Certosa.

Si tratta di una riapertura molto particolare, poiché avviene dopo la pausa imposta dal Covid 19 e a seguito di un cambio nella gestione, che da fine 2019 è passata alla cooperativa sociale Proteo di Mondovì, vincitrice della gara bandita dall’ente proprietario della struttura, le Aree Protette Alpi Marittime.

Dopo mesi di attesa, i visitatori del Parco naturale del Marguareis, con lo sblocco del divieto di spostamento e l’autorizzazione delle attività sportive e motorie, sono arrivati numerosissimi a calcare i sentieri dell’area protetta. E ora tornano ad avere di nuovo un punto di appoggio e di riferimento in quell’isola di verde tra abeti secolari incorniciata dalle creste dentellate del Marguareis.

«Stiamo facendo il possibile per sostenere l’apertura di tutte le strutture del Parco affidate in gestione, seppur gradualmente e osservando le norme del decreto - spiega Piermario Giordano, presidente delle Aree protette Alpi Marittime - perché siamo coscienti del ruolo che i servizi, compresi i parcheggi, hanno per il turismo locale».

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