Assedio e conquista di Revello

Assedio e conquista di Revello
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Dopo la presa di Carmagnola, il capo militare dei Savoia, il Signore di Leinì, partito da Carmagnola il 5 ottobre 1588 con cinquecento cavalieri, quattromila uomini di fanteria e l'artiglieria necessaria all'assedio di Saluzzo, ingrossò le sue truppe durante il suo trasferimento. Infatti fu raggiunto da seimila uomini della milizia reale sabauda. A tale notizia il governatore francese di Saluzzo abbandonò subito la città e si rifugiò nel castello di Revello.BATTAGLIA IN VAL VARAITA

Data la presa di Saluzzo senza colpo ferire Mr de Leini, con le sue truppe, proseguì alla volta di Casteldelfino (Chateau-Dauphin), avamposto delle truppe francesi, che faceva parte della famosa repubblica degli Escarton a cavallo dei due versanti alpini, con a capo la città di Briançon.

La conquista di questa postazione francese doveva essere sbrigata in breve tempo. Monsieur de Leinì fece occupare dalle sue truppe sia Chianale, nell'alta valle, che controllava l'accesso alla Francia attraverso il Colle dell'Agnello ed il passo di Saint Veran, sia Bellino ramo laterale della valle Varaita che permetteva le comunicazioni con la vicina valle Maira. Il generale Cambiano, non potendo seguire le truppe del Conte nell'alta valle, lasciò i suoi grossi pezzi di artiglieria nelle zone prossime alla pianura e raggiunse le truppe, che si preparavano ad assediare Casteldelfino, con quattro pezzi di artiglieria leggera.

Tutte le comunicazioni con la Francia erano bloccate ed il governatore di Casteldelfino, che non aveva né la speranza di essere soccorso dall'esercito francese né quella di sostenere per lungo tempo l'assedio dei Savoiardi, chiese di trattare la resa.

LA DISFATTA DI CHIANALE

Nel corso della trattativa giunse una notizia che sconvolse e ribaltò l'esito dell'incontro. La disfatta delle truppe comandate dal signor di Rivara. Il signor di Rivara, savoiardo, si era trincerato nel villaggio di Chianale e manteneva qualche avamposto sulle montagne circostanti . I francesi decisero di forzare questo passaggio. Aggirarono le postazioni piemontesi, tagliarono loro la ritirata e marciarono decisi contro la postazione di Chianale. Quando il Rivara si vide completamente accerchiato, perse ogni speranza, alzò bandiera bianca, accettando di consegnare Chianale ai nemici. Ma Mr de Crottes, comandante delle truppe francesi, concordò delle condizioni che era intenzionato a non rispettare ed il signor di Rivare e le sue truppe furono ritenuti prigionieri di guerra.

Al ricevimento di tale notizia il governatore di Casteldelfino rifiutò di firmare il protocollo di resa, già stilato, mentre alcuni fuggitivi, giunti da Chianale, portavano la notizia nel campo degli assedianti, al che molte reclute abbandonarono il loro reggimento. Il conte di Leini, convenuto che la ritirata era necessaria, fece partire l'artiglieria, richiamò dal colle di Bellino il conte di Camerana che con le sue truppe controllava l'area e ripiegò su Sampeyre dove ordinò la costruzione di un forte al conte di Sanfront, Ercole Negro, stimato ingegnere reale. L'armata si ritirò quindi a Saluzzo e andò a stringere d'assedio il Castello di Revello.

L’IMPRENDIBILE CASTELLO

Nell'attesa che l'armata piemontese terminasse l'incursione in alta valle Varaita, Revello e il suo imprendibile castello, presidiati dai francesi al comando del governatore, fuggito da Saluzzo, Mr. de la Fitta, erano già controllati da una parte di soldati savoiardi comandati da Francesco Martinengo, conte di Malpaga ed appartenente a una illustre casata bergamasca. Egli apparteneva a quel gruppo di ufficiali, non piemontesi, che il duca Emanuele Filiberto aveva chiamato al suo servizio.

ARRIVA CARLO EMANUELE I

Nell'attesa dell'arrivo delle truppe savoiarde il conte Martinengo, unitamente all'ingegner Ascanio Vitozzi, aveva già attentamente valutato le azioni da intraprendere per avere ragione della piazzaforte. Le forze piemontesi si radunarono il 31 ottobre 1588 in quel di Rifreddo. Il duca Carlo Emanuele I giunse lo stesso giorno per prendere il comando delle sue truppe.

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