ATENEO - Un interessante caso italiano. Tra le azioni svolte, anche il vademecum sul portale del ministero In aumento le matricole per l’Università eCampus: lezioni online o con app ed esami e tesi di persona
Tempo di esami, a scuola e all’università. Un interessante caso in Italia è l’Ateneo eCampus, istituito quale Università telematica con Decreto Ministeriale del 2006, che propone corsi di laurea e di perfezionamento, master, certificazione e alta formazione professionale. Secondo Il Sole 24 ore, l’Università eCampus è al primo posto per le lauree attive online, ma è strutturata come un ateneo tradizionale per quanto riguarda le sessioni d'esame e il titolo di studio rilasciato, con diversa modalità organizzativa delle lezioni: gli studenti possono seguirle online dal proprio computer o dall'App Mobile in qualsiasi momento, avendo a disposizione un tutor personale online. Esami e tesi avvengono in presenza.
Essendo nato puntando (quasi) tutto sul digitale si pone un passo avanti nel modo di intendere l’evoluzione che stiamo vivendo all’indomani dell’emergenza sanitaria, che ci ha obbligati a trasferire lavoro e relazioni in modalità «online».
«Per contribuire alla gestione dell’emergenza da CoVid-19, in collaborazione con il Ministero dell’Istruzione, l’Università eCampus ha realizzato un vademecum per il portale online sul sito del Ministero dove ha messo a disposizione gratuitamente il suo patrimonio di strumenti e lezioni a sostegno della didattica per docenti e per studenti» spiega la prorettrice (e docente eCampus) Lorenza Lei.
«La progettazione dell’e-learning richiede tempi e competenze che non si possono dare per scontati quando si deve reagire in un momento di emergenza. Tre sono i momenti caratterizzanti la didattica: la progettazione, la pratica didattica e la valutazione che può avvenire anche a distanza se diventa un percorso strutturato e si focalizza sulle competenze. Emerge quindi come tutti i tre momenti debbano essere ripensati per fare una vera didattica a distanza piuttosto che una teledidattica» sostiene il professor Paolo Raviolo, docente di pedagogia sperimentale, uno dei tre autori del vademecum.
Spiega Sabrina Gonzatto, responsabile Comunicazione e Marketing: «Un tempo gli iscritti ad eCampus provenivano principalmente dal mondo del lavoro: studenti che per motivi professionali non potevano frequentare l’Università tradizionale. Con il passare degli anni l’età media si è abbassata notevolmente e oggi tra gli oltre 45 mila studenti, si possono contare moltissimi neodiplomati che scelgono lo studio online. Un target giovanile interessato alla formazione umanistica, giuridica, socioeconomica, tecnico-scientifica ma anche a quegli occupati disoccupati che intendono rientrare nel sistema di istruzione per migliorare le proprie competenze professionali. La didattica elearning di eCampus, nei sui 49 indirizzi di studio e una serie di master professionalizzanti, rappresenta un unicum nel panorama universitario italiano».
Secondo il professor Enzo Siviero, rettore di eCampus dal 2016: «Sotto emergenza, abbiamo trasformato gli esami di profitto scritti e orali e le sessioni di laurea in modalità online in tempi record, nello stesso modo in cui abbiamo assicurato negli anni allo studente l’assistenza in presenza - grazie al metodo blended, misto - di tutor, cultori e docenti. L’Università telematica non è una scelta di serie B, così come non può limitarsi ad essere la didattica dell’emergenza».
Gli studenti eCampus anche durante il lockdown hanno avuto la possibilità di sostenere gli esami da casa attraverso un sistema sofisticato di controllo. L’esilio forzato non ha impedito loro di rispettare la tabella di marcia e grazie al supporto dei tutor on line, lo studio non si è interrotto, anzi, in molti casi alcuni hanno utilizzato il tempo a disposizione per preparare nuovi esami.
La situazione causata dall’emergenza Coronavirus, ha fatto emergere lacune nel settore scolastico e in misura minore in quello universitario, che necessitano una riorganizzazione strutturale. Ciascuno fa il meglio che può anche tenendo conto delle proprie competenze e delle disponibilità tecnologiche, tuttavia esistono, è il caso di dirlo, differenze sostanziali in merito all’accesso a reti a larga banda, ai device e alla digital literacy, differenze che non sono solo e sempre su base socioeconomica. Da un lato si corre il rischio che la didattica digitale di emergenza, spesso basata su lezioni a distanza sincrone con poca interazione, causi un effetto rebound una volta passata l’emergenza e quindi un rifiuto. D’altra parte è anche possibile, implementare una maggiore familiarizzazione e la volontà di integrare il digitale in modo più sostanziale anche nella didattica in presenza da parte di docenti e discenti. Il parallelo con l’informazione online calza a pennello, non solo patrimonio dei nativi digitali ma anche di tutti coloro che a discapito degli effetti negativi, ne hanno sperimentato l’utilità h24. La mediazione digitale è una necessità per il futuro non solo dei coronials.
Ma il digital divide incide sulle immatricolazioni? Lo spiega la prorettrice: «L’approccio online facilita lo studio di coloro che per svariati motivi non possono recarsi fisicamente presso la sede universitaria, pensiamo a chi ha problemi di salute, alle donne con bambini piccoli, a chi abita in zone impervie e non può permettersi di viaggiare tutti i giorni e tantomeno avere una base dove vivere in città. È chiaro che laddove il segnale è debole, la fruizione può diventare difficoltosa. Ma è un non problema per gli studenti eCampus dal momento che l’interazione con i docenti attraverso il supporto costante dei tutor online, non smette mai».
C’è ancora molto da fare a livello governativo. Secondo l’Istat un terzo delle famiglie italiane non può permettersi un computer o un tablet, un gap che potrebbe essere colmato con l’intervento di grandi aziende e l’utilizzo di una parte del bilancio sociale. Il fallimento della didattica a distanza in piena emergenza da Coronavirus, soprattutto nella scuola si deve anche a questo non solo alla mancanza della banda larga.
«Un grande balzo in avanti tecnologico per le nuove generazioni con un investimento sulla banda larga, sul computer per i ragazzi e sulla formazione degli insegnanti: è questa la sfida che lancia per il dopo coronavirus Lorenza Lei. Una sfida in cui, avverte, allo Stato dovranno affiancarsi le grandi aziende».
La didattica elearning è la didattica del futuro, sembra una frase scontata ma non lo è e lo dimostra il fatto che da marzo 2020, le richieste di immatricolazioni sono aumentate rispetto alla primavera del 2019. Un segnale di cauto ottimismo che anche le sedi eCampus di Torino e Milano, drammaticamente nell’occhio del ciclone da Coronavirus, hanno registrato.