Bambini: l’estate e la scuola sono ancora tutte da inventare

Bambini: l’estate e la scuola sono ancora tutte da inventare
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Mentre il “mondo dei grandi” prova a tornare alla vita normale, riprendendo lentamente il proprio posto di lavoro e le abitudini quotidiane, quello dei bambini resta tuttora “sospeso”, o meglio ancorato alle mura di casa.

Privati della scuola, dei giardinetti, dell’attività sportiva, perfino del catechismo, i bambini sono in un limbo normativo da cui sarà complicato uscire.

Complicato per le famiglie, che ora dovranno trovare nuove soluzioni per non lasciare i figli a casa da soli, e in molti casi non potranno affidarsi ai nonni (per via della difficoltà degli spostamenti, e per la loro fragilità al contagio), difficile per i bambini, che si trovano ad affrontare una scuola fatta di videolezioni e connessioni internet, e un mondo refrattario che limita la loro voglia di libertà.

LA NUOVA DIDATTICA

C’è un documento di 62 pagine per pianificare la “Fase 2” dal punto di vista di strutture e del mondo didattico. È il rapporto “Scuole aperte, Società protetta” realizzato dal Politecnico di Torino pensato per la riapertura delle scuole dopo il blocco.

Meno alunni in ciascuna classe, alternanza di didattica in presenza e a distanza, potenziamento della teledidattica intesa come opportunità formativa: sono alcune delle principali misure contenute nel rapporto redatto con il contributo di Città di Torino, Città Metropolitana, Regione Piemonte, Ufficio Scolastico Regionale, Ordine degli Ingegneri e di numerose associazioni e istituzioni che operano nel settore dell’educazione e della scuola.

La prima indicazione è la necessità di ridurre l’affollamento delle classi, a partire dai nidi e fino ad arrivare alle scuole superiori. Consigliabile, dicono dal Politecnico, non superare i 10 bambini per gruppo. In questo senso dovranno cambiare anche la disposizione e l’organizzazione delle aule e degli spazi comuni, al fine di garantire percorsi unidirezionali e il distanziamento sociale necessario a limitare il contagio. Per questo è necessario prevedere la turnazione nelle classi: alcuni studenti saranno presenti in aula mentre i rimanenti seguiranno le lezioni da casa. La didattica online sarà quindi integrata con quella in aula e garantita grazie ad investimenti in tablet e pc.

Per quanto riguarda i dispositivi di protezione individuale, niente mascherine ai bambini, perché «i più piccoli non tollerano in alcun modo l’utilizzo dei dispositivi e non accettano un adulto vestito in tal senso che non hanno mai visto o che hanno visto in video fino a ieri ma vestito normalmente». Gli insegnanti che interagiscono con bambini più piccoli, potrebbero dunque non indossare una mascherina coprente sul volto, ma una visiera trasparente che consenta di vedere completamente il volto dell’adulto, per consentire una corretta comunicazione non solo verbale”.

Inoltre, dato che nei nidi e nei primi anni della scuola d’infanzia i bambini vanno presi in braccio, cambiati e aiutati a camminare, «il distanziamento è difficile se non impossibile da applicare». Ma nelle scuole dell’obbligo del primo e del secondo ciclo di istruzione «le possibilità di configurazioni spaziali utili al distanziamento possono essere differenti a seconda della tipologia edilizia e delle pertinenze».

VACANZE DA COSTRUIRE

In attesa di capire se e come si potrà ritornare in classe o all’asilo a settembre, c’è un’intera estate da costruire.

Molti Comuni e parrocchie si stanno muovendo per ridisegnare l’Estate Ragazzi, cercando di sfruttare gli spazi all’aperto e formare piccoli gruppi. Al momento le parrocchie saluzzesi non hanno ancora definito alcuna attività estiva. Impensabile radunare 500 ragazzi al Don Bosco come accadeva gli anni scorsi.

Difficile pensare anche alle classiche colonie.

Qualcosa si farà: la Regione ha stanziato 2 milioni per venire incontro alle richieste, ma resta tutto da definire.

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