Blitz, preso il castello di Barge
L’assalto al castello di Barge, dato dai francesi nel 1542, non aveva dato i risultati sperati anche perché ben presto lo stesso ritornò in possesso dei Savoia e degli Spagnoli. I comandanti francesi che guerreggiavano nel saluzzese e nelle pianure del saviglianese e di Fossano vedevano il Castello di Barge, ritornato in possesso dei Savoia, come una spina e un pericolo per le loro truppe.
Tra le memorie del Generale Francese “Blaise de Monluc” troviamo un ampio spazio dedicato alla trattazione di tale argomento e un racconto dettagliato e minuzioso circa l’operato di Monsieur de Termes (comandante in capo delle truppe francesi), il quale condusse in gran segreto un’operazione militare che interessò appunto il Castello di Barge.
GRANUCHIN
Operava, all’epoca, in Barge, “petite ville entre Salusses et Pignerol”, un commerciante francese amico e servitore di Monsieur de Termes che si chiamava Granuchin. Costui, mentre andava da Barge a Savigliano, fu preso prigioniero da un plotone di cavalleggeri francesi, della compagnia comandata dal conte Pedrou d’Aport governatore di Fossano.
Dapprima lo condannarono all’impiccagione e successivamente misero il malcapitato alle catene; il povero uomo rimase così oltre otto giorni nella disperazione più nera.
A quel punto Granuchin fece dire al conte, che se lo voleva ascoltare, egli avrebbe rivelato, solo a lui, delle informazioni che sarebbero andate a tutto profitto e beneficio del conte stesso. Il conte decise allora di ascoltarlo e il commerciante, nel rimarcare che patteggiava per i francesi e che era suo piacere vedere il conte come Signore di Barge, disse che per fare ciò sarebbe bastato mettere le mani sul castello in quanto il borgo di Barge non era molto forte e quindi non avrebbe creato problemi.
L’OSTAGGIO
Il conte d'Aport, stuzzicato da simili affermazioni e desideroso di intraprendere tale operazione, impose a Granuchin, per tutelarsi contro affermazioni fuorvianti, di dargli in ostaggio sia il figlio che la moglie. Il mercante nell’accettare tale imposizione fece sapere al conte che egli era in buoni rapporti con il comandante del castello di Barge La Mothe, e che era il fornitore di tutti i viveri che entravano al castello. Ma non essendo sicuro di poter convincere La Mothe, sapendo che questi era malato e che la febbre gli durava da quindici a venti ore ogni giorno, avrebbe agito in combutta con un tale chiamato lo Scozzese, suo grande amico, che teneva le chiavi del castello.
LO STRATAGEMMA
Così deciso, diede in ostaggio ai francesi il figlio e la moglie, e dopo aver ricevuto assicurazioni dal comandante in capo Monsieur de Termes se ne ritornò al castello di Barge. Una domenica mattina, del mese di novembre 1543, con la scusa di un rifornimento di merci, Granuchin fece uscire dal castello tutti i soldati a disposizione del comandante La Mothe ad eccezione dello Scozzese, del cantiniere e del cuoco.
Nel frattempo e nottetempo il conte d’Aport aveva fatto giungere quaranta soldati francesi nelle vicinanze del castello, i quali ad un’ora prima dell’alba si trovarono in una piccola radura a un tiro di schioppo dal ponte levatoio in attesa del segnale, un drappo bianco issato sul ponte stesso, che permettesse loro di entrare nel maniero. Al segnale convenuto il drappello dei cavalleggeri francesi si accostò al castello e senza colpo ferire, salvo qualche sporadica resistenza, si impossessò del castello, rinchiudendo nelle segrete della fortezza i soldati che erano rimasti di guardia.
L’INVIO DELLE DONNE
I bargesi, avendo sentore che qualche strano movimento era avvenuto inviarono, con la scusa di portare derrate alimentari, alcune donne a controllare. I francesi, dal canto loro, prevedendo un simile controllo, misero alcuni loro soldati, vestiti con le divise dei Savoia (cappa bianca con croce rossa) ad allenarsi, guerreggiando con le spade, all'interno del cortile del castello, creando quel trambusto che tanto aveva insospettito. Le donne ritornarono quindi alle loro magioni informando che tutto sembrava regolare e che gli strani rumori null'altro erano che allenamenti un po' troppo vivaci.
Ma sapendo che la diffidenza non faceva certo difetto ai bargesi, i francesi optarono per una ulteriore messa in scena. Fecero partire dal castello, in direzione di Pinerolo, un corriere, con le insegne dei Savoia, che recava una lettera indirizzata al comandante della piazza pinerolese nella quale si confermava l'assoluta tranquillità e sicurezza della piazzaforte.
Ovviamente il movimento non passò inosservato alla popolazione che non esitò a bloccare il cavalleggero e a controllare il contenuto della missiva.
I notabili, a fronte di questa ulteriore conferma, rassicurarono la popolazione e ciò permise ai francesi di rendersi padroni del maniero senza spargimento di sangue.