Brutti ricordi, era meglio consegnarli all’oblio

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Il recupero del motto fascista all’ingresso di Scarnafigi ha scatenato notevoli polemiche nella comunità locale, rimbalzate anche sui social. Alcuni residenti si sono rivolti direttamente al sindaco, per chiedere spiegazioni sul “restaurissimo” di via Umberto I.

Il tema è delicato e, per certi versi, ancora aperto. La normativa prevede che le scritte di epoca fascista non possano essere cancellate, ma nemmeno impone la loro salvaguardia. In passato, le amministrazioni locali che hanno optato per i restauri di questo genere sono finite sui giornali in seguito alle contestazioni ricevute, ne è testimone la cronaca nazionale.

È giusto rinverdire determinati messaggi o è meglio consegnarli all’oblio, in considerazione delle tragedie che hanno determinato? La memoria, in questo senso, gioca il ruolo di monito o rappresenta una suggestione pericolosa?

Questione di punti di vista. E di scelte. Per rimanere a livello locale, ad esempio, nel 2012 il dilemma si presentò al Comune di Busca, quando dovette restaurare le scuole elementari sulle quali insisteva una frase del Ventennio. L’allora sindaco Gosso, nell’impossibilità di rimuoverle, dichiarò: “Non le cancelleremo, ma nemmeno le ridipingeremo: le lasceremo tali e quali ce le consegna il passare del tempo”.

Ad ogni buon conto, sarebbe auspicabile che il recupero di queste scritte venisse almeno contestualizzato in modo opportuno, con un distinguo fra ciò che appartiene all’arte o alla storia e ciò che, al contrario, rientra nel dominio della propaganda.

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