C’è anche chi non vuole uscire
Dalle battute scambiate con i pionieri della zona pedonale scopro che c’è una strana reazione che sembra aver colpito molte persone in questi giorni.
Dopo mesi di lamentele, adesso che si potrebbe pian piano iniziare ad uscire, alcuni saluzzesi sembrano però non averne alcuna intenzione.
C’è chi si trincera dietro la paura del virus che sarebbe ancora in agguato pronto a saltargli addosso a ogni passo fuori dalle mura domestiche. E chi si inventa mille altre scuse, pretesti di ogni genere. E poi c’è chi invece proprio non vuole uscire e basta. Senza se e senza ma!
Soprattutto molti teenagers. Almeno così mi dicono le prime mamme che, dopo la quarantena, ho incontrato sotto i portici e che mi raccontano di figli adolescenti che non hanno nessuna intenzione di mettere fuori il becco.
Tranquilli a casa con le loro diavolerie (scusatemi, volevo dire “tecnologie”) a portata di mano, non vogliono allontanarsi troppo per non perdere la connessione con il wi-fi.
A loro basta poter giocare alla Play Station, accedere a Facebook, postare balletti su Tik Tok, inviarsi messaggi vocali e fare video chiamate con Wathsapp, magari in chat di gruppo.
In questo periodo di clausura i social network hanno sostituito i rapporti di persona più che mai. La dipendenza da essi, già fortissima prima, ora si è ancora rafforzata. Cosicché del contatto umano, quello che avviene solo quando ci si trova a quattrocchi, a loro non gliene frega più nulla.
Altroché noi gente di mezza età che quando eravamo dei ragazzini pieni di brufoli non vedevamo l’ora di finire di pranzare per ritrovarci tutti insieme nel grande cortile di palazzo Oddone in corso Piemonte per tirare due calci al pallone, tra le urla delle solita vicina che a quell’ora invece voleva fare il pisolino.