Caro sindaco, mi scappa la pipì

Il mercato di Saluzzo è da sempre considerato una delle eccellenze della nostra città. Celebrato sin dai tempi più remoti così come la sua fiera, come ben testimonia il maestoso quadro del Pittara, nell’ultimo periodo esposto alla Gam di Torino.

E se così è, il merito lo si deve soprattutto ai tanti ambulanti che da sempre allestiscono banchi capaci di attirare la clientela non solo indigena, ma anche forestiera… Sono tantissime le persone del circondario che, nei tempi normali, il mercoledì o il sabato scelgono di venire a Saluzzo per fare i loro acquisti, a costo anche di dover macinare chilometri pur di non perdersi le occasioni proposte dai nostri commercianti.

Quella di chi mette il banco in piazza, è una vita davvero “grama” come avrebbero detto bene i nostri nonni. Soprattutto nella stagione invernale, quando fermi alla loro postazione, sono costretti all’addiaccio per molte ore.

E così, per loro il bar ha sempre rappresentato il miglior riparo per rigenerarsi al caldo e rifocillarsi prima di tornare al loro duro lavoro en plein air.

Ma adesso che è permessa solo la consumazione d’asporto, gli sono negati anche solo questi pochi minuti di ristoro. Ma non basta perché, oltre al danno, salta fuori la beffa: con la vigente restrizione i bagni dei bar devono essere chiusi e vietati agli avventori del locale, e allora? Quando gli scappa la pipì cosa possono fare?

Nei dintorni della zona mercatale sono presenti alcuni buoni vecchi vespasiani, che oggi tornano prepotentemente di grande utilità, ma come ben si può immaginare sono in tutto e per tutto spesso ben diversi dalla calda e sempre pulita toilette del bar.

Adesso tutti auspichiamo in un veloce ritorno alla zona gialla che farebbe sparire il problema, ma se così non fosse bisognerebbe almeno predisporre un luogo caldo, ben distanziato e con tutti i crismi previsti dalle normative, dove chiunque capiti a lavorare nella nostra cittadina, possa trovare riparo almeno per consumare il suo pasto, e approfittare di una toilette “comme il faut”.