“Celu”, maestro di lavoro e di vita

“Celu”, maestro di lavoro e di vita
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Cordoglio in città per la scomparsa di Francesco Ghietti, 92 anni. I funerali si sono svolti venerdì pomeriggio nella chiesa di San Bernardino. Lascia i figli Renzo, con Grazia, Riccardo con Daniela, i nipoti Alessandro, Carlo, Enrico e Luca. La famiglia Ghietti era stata segnata da un altro lutto poche settimane fa, con la morte del fratello di Francesco, Guido Ghietti, per anni presidente della bocciofila Auxilium.

Francesco Ghietti fu una delle colonne portanti dell’azienda saluzzese Tecnozenith della famiglia Delgrosso. Ecco il ricordo.

Scrivo queste righe per ricordare Francesco Ghietti, una persona di alte qualità morali e umane, che per la mia famiglia ha contato moltissimo.

Francesco proveniva da un nucleo familiare di campagna numeroso e dopo la guerra era stato assunto nell’azienda di mio padre che si occupava di impianti igienici e sanitari.

Il primo lavoro in cui venne impegnato fu la costruzione nel 1950 della parte nuova della nostra casa, in corso Roma 28 dove, con tanto di piccone e pala, contribuì con altri operai allo scavo per le fondamenta.

Mi raccontava che allora si lavorava dalle 10 alle 12 ore al giorno, tutto a forza di braccia e lui di forza ne aveva tanta. Il boom economico era alle porte e anche la nostra ditta aveva iniziato a incrementare il proprio lavoro, operando dapprima per conto del Genio civile nella ristrutturazione delle carceri di Saluzzo e negli anni a seguire nell’impiantistica di numerosi palazzi e costruzioni sia a Saluzzo che a Cuneo e in provincia.

Ben presto era diventato il braccio destro di mio padre che gli affidava la direzione dei lavori con la piena consapevolezza che “Celu” ( così lo chiamavamo) avrebbe svolto il suo compito al meglio come era sua abitudine. Ammirevoli erano la sua capacità di riflessione e di organizzazione, la calma con cui sapeva risolvere i problemi e la naturale propensione a farsi voler bene e rispettare dagli altri dipendenti.

Sempre composto, puntuale, presente in ogni difficoltà. Mai una parola di troppo, un’imprecazione, una sgarberia. Braccio destro, ma anche amico, soprattutto fratello per mio padre, che spesso lo osservava in attività con attenzione e ammirazione, constatando che la sua flemma e il suo misurato controllo, supportati da una viva intelligenza, gli permettevano di svolgere le incombenze in metà tempo rispetto agli altri operai.

Celu era anche un uomo ironico. La battuta, la bonarietà e il suo umorismo erano proverbiali come la sua ferrea memoria, indici di una mente fervida e sagace.

Le sue capacità lavorative e produttive non erano sfuggite ad altri imprenditori e, di fronte ad un’allettante offerta di impiego presso un’altra ditta, aveva rifiutato senza tentennare, riconoscendo a mio padre il merito di averlo avviato a un mestiere e per riconoscenza non volle abbandonarlo.

Lavorò tutta la vita presso la nostra azienda di famiglia, vide nascere me e tutti i miei fratelli, fu presente ai nostri matrimoni, pianse alla morte di mio padre e in questi ultimi anni fu vicino di casa di mia madre, che si era trasferita nel suo stesso palazzo. Porta a porta, qualche ora ogni tanto con lei per giocare a carte o scambiare due parole ricordando i tempi passati.

Poi lo scorso anno un ricovero all’ospedale e una degenza in una casa di riposo che da provvisoria divenne definitiva.

Mia madre lo sentiva spesso al telefono ed era molto dispiaciuta di non potergli far visita a causa del lockdown. Ultimamente gli telefonava quasi ogni giorno perché avvertiva in lui una grande sofferenza per la solitudine in cui era piombato in questa seconda ondata di Covid.

Poi il telefono iniziò a squillare invano. Cominciammo a preoccuparci e a temere. Mercoledì la conferma della sua morte.

Se n’è andato un uomo che è stato per la mia famiglia una figura di riferimento e un esempio di vita, un uomo che non scorderemo mai, a cui va tutta la nostra gratitudine.

Grazie Celu!

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