Ciaferlin lancia il Carnevale mai visto «Sarà una festa popolare anche così» intervista semiseria Parla Aurelio Seimandi: vivremo la baldoria sulla rete, insieme alle grandi maschere nazionali
Cerea Ciaferlin, siamo pronti per questo Carnevale mai visto prima?
Sono giorni un po' così, che sul nuovo calendario versione coronavirus hanno colori in altri tempi felici, tra l'arancione e il giallo, dopo le settimane in rosso che è meglio non tornino più.
Troviamo il maestro Aurelio Seimandi al telefono (ormai la vita si vive a distanza!) mentre è indaffaratissimo a scovare nella biblioteca civica foto e documenti sulle baldorie saluzzesi. «Cerea diretur», risponde con voce squillante il nostro Ciaferlin. Essendo una persona di cuore vuole subito manifestarci che in biblioteca ha conosciuto un'archivista bravissima che si è messa a disposizione con entusiasmo, cavando fuori dalle tonnellate di incartamenti reperti straordinari. E da questo pubblico riconoscimento, può iniziare la nostra chiacchierata sul Carnevale Indoor Più Grande Del Mondo.
Fermo lì, caro maestro, tu che ami esprimerti in uno scoppiettante piemontese: co' a vol dì stu diauleri d'Indoor?
«Diretur, a va bin che tu aborri Facebook, non usi Whatsapp e detesti pure il take away, ma non fare il badola che finge di non capire. Comunque a vantaggio dei lettori della Gazzetta che sono molto più aggiornati di te ripeterò che, assieme a tutti, in primis bambini e ragazzi, cercheremo di fare “dentro” quello che non si potrà fare fuori. Dentro le nostre case, nelle scuole, disegnando maschere e inventandoci carri allegorici costruiti a pezzi tra un salotto e un garage. E non potendo sfilare in piazza faremo grandi sfilate su Internet. Perché il Carnevale è e resta, converrai con me, un'idea forte di socialità, di festa popolare, di omaggio a una tradizione gloriosa, specialmente qui a Saluzzo».
Parli come un libro stampato. D’accordissimo: guai a lasciar cadere il Carnevale che è una gloria di Saluzzo, e che tu hai saputo lucidare portando in città le grandi maschere italiane. Sarà così anche stavolta?
«Come no! Ci teniamo stretta la collaborazione con il Carnevale di Rivoli e i rapporti con i personaggi che ci hanno fatto l'onore di venire a Saluzzo, come il Gioppino e la Gioppina di Bergamo, Capitan Spaventa di Genova impersonato dal tuo collega giornalista Marco Raffa, i nostri carissimi Giandoja e Giacometta e gli altri Giandoja piemontesi. Ci scambieremo messaggi, filmati, abbracci virtuali e riempiremo Internet di coriandoli. Avremo anche un collegamento con Balanzone di Bologna e un saluto da Brighella: dietro le rispettive maschere sono nate belle amicizie e sono contento che tutti questi big abbiano scoperto la vitalità del Carnevale saluzzese».
Bravo Ciaferlin. E chi vedremo ballare al tuo fianco sul palco digitale della baldoria?
«La squadra è rimasta in carica ed è pronta a marciare, cominciando dalla Castellana 2020, Graziella Toselli. Concederanno il bis anche le Damigelle Luisa Giordano ed Elisabetta Pia Gedda assieme ai Ciaferlinot Michele Ferrero e Fabio Barroero. La stessa cosa succederà a Rivoli, dove Luca Carelli continua a vestire i panni del Conte Verde e Tania Terzi a interpretare la Contessa Bona di Borbone, consorte di Amedeo VI di Savoia».
E allora lanciamo virtualmente in aria rotoloni di stelle filanti in vista dell'ouverture che tu da maestro di musica avrai già impostato con gli arrangiamenti e gli spartiti del caso. Quando si parte?
«Siamo in pieno conto alla rovescia. Il via è per questa domenica. Ci troveremo per raccontare le maschere e presentarle. Domenica 14 febbraio, dalle 14, sarà invece tempo di “sfilata”. In settimana si continuerà con vari eventi sulla rete in sinergia con gli enti del territorio e non mancheranno le maschere locali. Vivremo in allegria tanti momenti dedicati a grandi e piccini… tenete accesi computer e telefoni».
Una curiosità legittima: non dirmi che anche “pulenta, salamin e barbera” saranno virtuali...
«Quelli proprio no. In qualche piola amica, ora che i locali hanno riaperto, un piatto di polenta lo troveremo, con un buon bicchiere. Cin cin diretur, e viva el Carlevè».