Così Sacco & Vanzetti finirono sotto accusa caso mondiale Tra l’inverno 1919 e la primavera 1920, negli Usa, i due immigrati di Villafalletto e Torremaggiore vennero incolpati ingiustamente di due rapine: poi la condanna alla sedia elettrica xxx xxx
Un secolo fa, più o meno di questi tempi, Bartolomeo Vanzetti si trovava impegnato a spalar neve e a ripulir le strade per conto del municipio di Plymouth, cittadina capitale di contea insieme a Brockton, posta a pochi chilometri da Boston, in Massachusetts. Quello di Bartolomeo è un lavoro che sfianca e disarma fisico e spirito.NEVICA SU BOSTON
Di neve ne è caduta in abbondanza, tanto da imporre il blocco di ogni attività trasformando la città in un pachiderma inanimato, al punto che persino la Plymouth Cordage Company, la fabbrica più importante al mondo nella produzione di corde e gomene e, di fatto, la proprietaria del paese, è stata costretta a ridurre la propria attività. Cielo, terra e mare hanno spento la loro tavolozza, vivace e multicolore, soffocati da un’aura afona che impedisce alla vista di andare oltre i pochi passi riducendo a zero ogni genere di suono. Spalar la neve è di fatto cosa inutile: tanta ne è scesa e tanta ne scende che sembra sempre di essere all’inizio del lavoro. Nelle case manca la legna per scaldarsi e sono pochi i comignoli dai quali ostenta un fumo con l’aroma di un buon cibo. Cominciano ad essere irreperibili anche i generi di prima necessità. I residenti, americani, portoghesi, tedeschi, italiani, portoricani, moltissimi immigrati, se la vedono brutta.
Purtroppo è così da tempo. Già sul finire del 1919 i pescatori di Boston hanno abbandonato in porto le loro barche rinunciando per l’eccessivo freddo ad ogni uscita. I legni, con le loro tolde imbiancate e le reti distese agli alberi e alle bome - irrigidite dal gelo e trasformate dalla galaverna in tanti fantasmi informi -, cozzano gli uni contro gli altri, anche rumorosamente, sollecitando oltre misura il fasciame e spezzando il ghiaccio che copioso naviga ormai da giorni a pelo d’acqua. Sono incastrati in darsena, in un abbraccio salvifico che sembra proteggerli dalle temperature polari.
Il mercato ittico è asfittico: nessuno osa prendere il largo - nessuno ci riesce - e quel misero pesce ancora esposto nell’area portuale, sui pochi carretti sgangherati, altro non è che la giacenza di quanto un tempo catturato in mare, diventato ormai da giorni e settimane un improponibile e deformato blocco di ghiaccio, sgradevole anche alla vista. Il gelo avvolge tutto il Massachusetts.
BART PESCIVENDOLO
Il pesce e la pesca rappresentano ormai per Bartolomeo il senso stesso della sua esistenza. Dopo aver sofferto per lunghi lustri, in terra americana, i lavori più impensati - ed essersi anche convinto a far rientro nella sua Villafalletto - da alcuni mesi si è però dotato di un carretto, proponendosi a tutti come pescivendolo. La sua voce suadente e vigorosa ha iniziato a farsi sentire per le strade cittadine. Gli affari non vanno a gonfie vele, ma permettono almeno la sopravvivenza, in libertà, all’aperto, in piena autonomia ed armonia, che è ciò che Bartolomeo cerca. I suoi clienti sono soprattutto gli italiani.
Anche lui, a un certo momento, cede al freddo e ritira il suo carretto sotto la tettoia dietro casa. Non se ne può più. Occorre una pausa. Se ne riparlerà in primavera. Senonché, sollecitato da tutti quegli italiani che nel rispetto di un’usanza nazionale mangiano di magro la cena della vigilia di Natale, cede alle insistenze e si adopera per procurare loro ancora il pesce della tradizione: le anguille.
Il 23 dicembre 1919 riceve nel pomeriggio da Boston due barili di capitoni. La sera, presso la casa di Mary e Frank Fortini in Cherry Street, dov’egli abita da agosto, si organizza le consegne impacchettando e pesando il prodotto. A ogni pacchetto un nominativo, a ogni nome un prezzo secondo ordinazione. Vende le anguille a 35 centesimi, meno della terza parte di quanto è invece richiesto presso i banchi del mercato, cioè da 1,25 a 1,50 dollari alla libbra. Ne ha sino a sera tardi.
LE ANGUILLE DI NATALE
Al mattino è in piedi alla buonora, ch’è ancora buio. Deve organizzarsi un giro lungo e faticoso. Pensa di dover percorrere un bel po’ di strada. Deve andare avanti e indietro più e più volte, con i suoi cestini, cercando di risparmiare il più possibile sul tempo.
Per questo motivo è già d’accordo col suo giovane amico Beltrando, non ancora tredicenne, che approfitta della giornata di vacanza dalla scuola per tirare su qualche soldino. Viene di buon buzzo ad aiutarlo. È figlio di Alfonsina e Vincenzo Brini, presso i quali Bartolomeo ha vissuto a lungo in Suosso’s Lane sino alla partenza per il Messico nel 1917. Beltrando va bene negli studi e suona il violino: Bartolomeo lo considera come un suo figlioccio.
Prima di incontrarlo, alle ore 7,45, raggiunge il fornaio Luis Bastoni: spera, inutilmente, di poter contare sul carro e sul cavallo di cui quest’ultimo dispone. Gli avrebbero evitato una gran fatica. È infatti già dalle 6,30 che bussa alle diverse porte per la sua consegna. Porta i cartocci con le anguille in un contenitore in vimini: è un lavoro massacrante. Quando arriva Beltrando decide però di ripristinare il suo carretto. I due hanno il loro bel da fare. Le consegne sono tante, distribuite qua e là in numerose strade di North Plymouth sulle quali neve, pozzanghere e ghiaccio rappresentano un pericolo.
Si tratta di famiglie emiliane e romagnole che conoscono Vanzetti molto bene: i Forni, i Cristofari, i Longhi, Teresa Malaguti, Margherita Fiocchi, i Bongiovanni, Emma Borsari, i Balboni e tanti altri. Gente che è negli Stati Uniti ormai da decenni e i cui figli sono a tutti gli effetti cittadini americani. Senza un attimo di tregua, Bartolomeo e Beltrando finiscono la consegna delle anguille alle 14,40.
LA FABBRICA DI NICOLA
A una cinquantina di chilometri da Plymouth, in direzione dell’interno, vi è Stoughton, cittadina dominata dalla presenza di una fabbrica di scarpe, la Three K. Shoe Factory, presso la quale lavora, da oltre un anno, un amico di Bartolomeo, Nicola Sacco. I due si sono conosciuti nel 1917, insieme a numerosi altri anarchici italiani, ai tempi della loro fuga estiva in Messico: dal giorno del rientro non si sono persi più di vista. Nicola è un gran lavoratore, specializzato nel rifilare i bordi delle scarpe. Il titolare dell’azienda ove è occupato, Michael Kelley, ha di lui un’alta considerazione. Lo delega a molti incarichi in fabbrica e gli fornisce una bella casa ove abitare con la famiglia - la moglie Rosina Zambelli, una bresciana, e il figlio Dante -, coltivare l’orto, curare il giardino e ricevere gli amici. Marito e moglie partecipano convintamente all’attività culturale e ricreativa del locale Circolo Sociale anarchico.
80 DOLLARI A SETTIMANA
Nicola, soprattutto con la neve e il brutto tempo, ha le giornate molto piene, dal mattino presto a notte fonda. Anche la vigilia di Natale è, come sempre, attivo in fabbrica: oltre al suo lavoro di routine deve occuparsi delle pulizie e, quand’è ancora notte, predisporre l’avvio del riscaldamento dei locali. Kelley lo stipendia con 80 dollari la settimana: un salario che gli permette un’esistenza molto dignitosa. Per lui le settimane sono tanto impegnative e, praticamente, tutte uguali: «È un buon lavoratore - così lo definisce Kelley - molto costante, che non perde mai un giorno. È fantastico!». Il gelo della stagione invernale 1919-1920 non lo coglie impreparato. Ha legna a sufficienza ed i prodotti dell’orto conservati nella dispensa basteranno sino a primavera. A coronamento di tutto questo, la moglie è anche in dolce attesa.
A metà marzo arriva da Torremaggiore, cittadina del foggiano dove vivono i suoi cari, la notizia che la mamma Angela Moscatelli non c’è più. La notizia lo sconcerta e lo deprime, lo rende insicuro e incerto - è dal 1909, quand’è partito, che non riabbraccia la famiglia - e decide pertanto di rientrare in patria e di far nascere il suo secondogenito al paese d’origine. Avvia le pratiche per il ritorno. Per l’imbarco è necessario disporre di un documento anagrafico, aggiornato, con la fotografia recente. Delegato al suo rilascio è il Consolato che ha sede in Boston.
BARTOLOMEO A PLYMOUTH
Torniamo a Plymouth, dove Bartolomeo, trascorso il periodo natalizio, trova immediata occupazione presso l’impresa Pederzani, incaricato di tagliare il ghiaccio. Sembra un lavoro duraturo, ma anche qui le condizioni meteo proibitive impongono una pausa, nel corso della quale il piemontese viene impiegato a condurre il carbone alle caldaie della Electric House. Altra interruzione ed altri lavori: nuovamente presso l’impresa Pederzani, poi gli scavi per la Zinc Co. di mister Houland, una pausa per la grande nevicata, quindi l’assunzione da parte della town per liberare le strade dal ghiaccio e subito dopo, sempre con pala e piccone, il lavoro di sgombero della neve dalle rotaie dei treni delle stazioni merci e passeggeri.
Finalmente arriva anche un’occupazione un po’ più duratura: l’impresa di mister Sampson deve eseguire una conduttura d’acqua per la Puritan Woolen Mill e Bartolomeo è assunto sino a conclusione dei lavori. È impegnato un paio di mesi, forse più, sin quando rimette mano al suo carrettino, senza però grande successo. Si dedica anche alla raccolta dei molluschi. È già quasi aprile quando uno spiraglio occupazionale si fa strada in un cantiere edile; lo sciopero dei trasporti ritarda però l’arrivo del cemento e pertanto è tutto rimandato. Prende quindi accordi con un amico pescatore: da lì a non molto condivideranno le uscite in mare a gettar le reti e la vendita del pesce per le strade. Si tratta di una nuova e concreta prospettiva.
DURA VITA DA EMIGRATI
Sin qui si dipana la storia più o meno ordinaria di due emigrati italiani, uno del Nord e uno del Sud, negli Stati Uniti degli anni Venti. Due tra gli oltre tre milioni di connazionali che nell’arco di alcuni decenni hanno deciso di lasciare il proprio luogo d’origine sostenendo il peso dell’esilio ed affrontando altrove - in Nord America - una nuova esistenza.
Gli Stati Uniti, che nella narrazione comune sembrano essere i depositari della democrazia, sono in realtà un Paese dalle profonde conflittualità interne. Chi arriva con la valigia di cartone è di solito sfruttato, oltre che deriso e disprezzato. I diversi, anche socialmente, sono osteggiati dal potere. Il procuratore generale Mitchell Palmer, sofferente per le svolte comuniste che hanno modificato l’assetto politico europeo, ha lanciato una campagna federale contro i sovversivi riempiendo le galere ed imponendo i rientri forzati a migliaia di immigrati. In quanto a sicurezza, poi, non è che il Paese se la passi proprio bene. Bande di malviventi di diverse nazionalità scorrazzano in lungo e in largo per città grandi e piccole, approfittando del proibizionismo appena introdotto.
BANDITI CHE SPARANO
Nella periferia Sud di Boston le rapine sono all’ordine del giorno. Gruppi ben organizzati prendono di mira le banche, i treni, le fabbriche, i depositi e qualsiasi altra occasione buona per delinquere, senza mai esitare a sparare, se necessario.
Alla vigilia di Natale del 1919, mentre Nicola è in fabbrica a Stoughton e Bartolomeo impegnato nella consegna delle anguille a Plymouth, in una cittadina a una trentina di chilometri di distanza da entrambe - Bridgewater - un commando armato compie una rapina ai danni del portavalori del calzaturificio Loring Q. White. È mercoledì ed è giorno di paga. I salari per i dipendenti sono in un contenitore blindato ospitato in un autocarro Ford che sta viaggiando verso la fabbrica. A bordo si trovano, oltre all’autista, un poliziotto ed il cassiere. Sono più o meno le 7,40 del mattino. La temperatura è fortemente sotto zero e la strada è impercorribile perché ghiacciata. I mezzi si muovono a passo d’uomo. Quattro banditi viaggiano su un’auto da turismo che, approfittando di un tram fermo a metà strada, si mette di traverso. Scendono in tre. Uno spara col fucile. L’autocarro, colpito, sbanda, procede a zig zag e, slittando, va a schiantarsi con violenza contro un palo del telegrafo. Di fronte all’imprevisto i malviventi risalgono sul mezzo - una Hudson Six - e si allontanano. La rapina, l’ennesima rapina, anche se fallita, fa notizia. Persino il «New York Times» vi dedica un articolo. La polizia si scatena. Deve scoprire i responsabili.
LA SECONDA RAPINA
Poco più di tre mesi dopo, in un paese non lontano, South Braintree, un altro calzaturificio, lo Slater & Morrill, viene preso di mira da una banda di cinque malviventi. È il 15 aprile 1920. Un giovedì. Anche in questo caso è giorno di paga degli stipendi agli operai. I banditi giungono sul luogo già al mattino presto. Sanno che i quattrini arrivano per treno in una cassa. Dopo la sosta negli uffici per il conteggio, l’ingente somma - in questo caso 15.776,51 dollari - viene trasferita a piedi e accompagnata dall’ufficiale pagatore e da un poliziotto armato sino alla sede operativa, dove sarà distribuita ai dipendenti. Deve percorrere poche centinaia di metri attraversando un passaggio a livello e, dopo un breve tratto un po’ in salita, transitare dinanzi alla fabbrica Rice & Hutchins per arrivare a destinazione.
Con molto anticipo gli sconosciuti, parcheggiata una Buick di colore blu in prossimità del calzaturificio, ispezionano il luogo in lungo e in largo cercando di dar nell’occhio il meno possibile. Sono in molti, però, ad accorgersi di loro.
Poco dopo le ore 15 Alessandro Berardelli, che è la guardia, e Frederick Parmenter, il portavalori, stanno camminando con disinvoltura verso il destino dei quattrini, ripetendo quasi a memoria un percorso già effettuato molte e molte volte. Portano due cassette coi denari, una a testa. Strada facendo si fermano anche a parlare con un meccanico. C’è poca gente in giro. Piegano a sinistra in prossimità della ferrovia, superano un giardinetto, affiancano un cantiere edile dove lavora un gruppo di italiani. Lasciano su un lato la grande vasca in legno che fornisce l’acquedotto del paese e proseguono seguendo una ringhiera che corre parallela alla strada in terra battuta. Un po’ più avanti, appoggiati alla medesima, due individui bruni e tarchiati con le mani in tasca fingono di chiacchierare. Invece sono in attesa. Il primo a superarli è Parmenter. Subito dopo giunge anche Berardelli. Quest’ultimo è colpito alle spalle da alcuni colpi di arma da fuoco esplosi da uno dei due. Tenta una reazione ma va a terra. Non fa tempo a voltarsi, il portavalori, perché anch’egli è fatto oggetto di alcuni colpi a bruciapelo. La Buick blu arriva veloce, carica i banditi e le due cassette col denaro. Fa subito perdere le tracce, non prima di aver disseminato di chiodi a tre punte un lungo tratto della strada.
POLIZIA SOTTO PRESSIONE
L’indomani, sbagliando a contabilizzare il denaro, il «New York Times» titola drammaticamente: Bandits kill guard, escape with $ 27,000. L’articolo solleva non poche polemiche. La gente è stanca e la polizia è chiamata, almeno questa volta, a far piena luce sull’ennesimo crimine. Gli investigatori vengono sguinzagliati ovunque, si fa uso anche dell’agenzia di polizia privata Pinkerton, si scomodano veggenti e sensitive, si mettono taglie, si ipotizzano le responsabilità più stravaganti, indagate anche per mezzo di fantomatiche macchine della verità. Ma nonostante gli oltre cinquanta dichiarati testimoni, gli agenti - come si dice - brancolano nel buio.
A questo punto, a prendere in mano le redini dell’investigazione, ci pensa il super poliziotto Michael Stewart di Bridgewater. È ambizioso e senza scrupoli. Deve dare un nome ai responsabili, a tutti i costi. Promette di pensarci lui. Non lo fa per se stesso ma per la difesa degli Stati Uniti.
QUEL 15 APRILE 1920
Dove sono Nicola e Bartolomeo il 15 aprile 1920? Il primo è a Boston. Sta completando la pratica per i documenti destinati al rimpatrio in Italia. È al Consolato. In mattinata consegna al funzionario Giuseppe Adrower una fotografia in grande formato della sua famiglia. Servono le immagini in formato tessera ma lui, per velocizzare, si è portato appresso la fotografia di grandi dimensioni scattata in studio poche settimane prima insieme alla sua Rosina e al figlio Dante. All’ora del duplice omicidio Nicola è a pranzare con il professor Felice Guadagni al ristorante Boni. Il secondo, Bartolomeo, rimesso in strada il suo carretto e già attivo tra la gente, è in procinto di riorganizzare al meglio la sua attività. In quel momento si trova con il suo nuovo socio, quell’italiano già dedito alla pesca, col quale vuol gettare le reti in mare e poi condividere il commercio in strada.
SCATTA L’ARRESTO
Tre settimane dopo, il 5 maggio, i due italiani saranno tratti in arresto mentre stanno tentando di disfarsi del compromettente materiale cartaceo di propaganda anarchica. La polizia, infatti, sta intensificando le perquisizioni. Disfarsi di quel materiale è un ordine partito da Carlo Tresca, che da New York possiede informazioni di prima mano. Quel 5 maggio, Sacco e Vanzetti sono con due compagni radicali, Mario Buda e Riccardo Orciani, amici di vecchia data. Il movimento è in grande agitazione e tutti hanno paura che le barbarie del procuratore Palmer continuino a concretizzarsi con arresti ed espulsioni: Andrea Salsedo è stato “suicidato” due giorni prima a Manhattan, in New York, sul selciato di Park Row, proprio alla base degli uffici che al quattordicesimo piano ospitano la sede del Bureau of Investigation presso il quale l’italiano era trattenuto illegalmente da due mesi. I due, Nick e Bart - come verranno poi chiamati - stanno organizzando per questo motivo un comizio di protesta.
La prima impressione è che l’arresto sia la conseguenza del loro attivismo anarchico e del possesso personale di una rivoltella. Solo qualche giorno dopo, con gran stupore, scopriranno di essere indagati delle due rapine - quella di Bridgewater e di South Braintree - che dopo un interminabile processo li porteranno a morire sulla sedia elettrica sette anni dopo, il 23 agosto 1927.
GIUSTIZIA SEPPELLITA
La cosiddetta democrazia americana - attraverso un vero e proprio complotto nemmeno tanto mascherato, orchestrato di comune accordo dal bigotto e prevenuto giudice Webster Thayer e l’ingannevole procuratore generale Frederick Katzmann - riuscirà a dare in pasto alla reazione più abbietta, in un sol colpo, due coraggiosi sovversivi accusati di essere non solo due volgari malviventi ma addirittura due assassini. A nulla serviranno le proteste corali che si leveranno a loro favore in tutto il mondo. Seppellita la giustizia, vincerà la più bieca logica conservatrice, in quel clima che dominerà ancora a lungo gli Stati Uniti.
Una logica e un clima dai quali, in molte delle sue lettere dal carcere, con lucida e quasi preveggente analisi, Bartolomeo Vanzetti costantemente esorterà a prendere le distanze e a difendersi, per il bene di tutti e di chi sarebbe venuto dopo di lui.