Da professioni e antichi mestieri l’origine di molti dei nostri cognomi decima puntata Alle radici della gens saluzzese: l’attività permetteva di distinguere i singoli e le loro famiglie

Da professioni e antichi mestieri l’origine di molti dei nostri cognomi decima puntata Alle radici della gens saluzzese: l’attività permetteva di distinguere i singoli e le loro famiglie
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Eccoci giunti a un gruppo molto vasto e curioso di cognomi derivati dal mestiere, dalla professione o dalla posizione sociale e politica.

Prima che la gente avesse un cognome ufficiale molte persone erano conosciute per il lavoro che svolgevano. Poiché parecchi individui avevano lo stesso nome, era necessario capire di chi si stesse parlando. Per esempio, per distinguere due Giovanni, li si individuava tramite la loro occupazione, dicendo Giovanni il fabbro e Giovanni il mugnaio.

Tra gli artigiani colui che lavorava il metallo era sicuramente un lavoratore privilegiato, perché svolgeva la sua manodopera in vari importanti campi. Egli forgiava i vasi sacri del santuario, i gioielli della dama, l’armatura e le armi del cavaliere, la ferratura del cavallo, gli attrezzi da lavoro. Il peso della sua figura era tale che la persona che lo avesse ucciso, avrebbe subito il doppio della pena stabilita.

Perciò chi aveva questo mestiere preferiva essere chiamato in riferimento al suo lavoro. Nacquero quindi ì cognomi derivanti dal latino Ferrum:

Fabbro, Fabbri, Ferraro, Ferrari (italiani);

Herrero, Herrera, Ferro (castigliani), Ferrero, Ferreiro (galiziani), Ferrer, Ferriols (catalani), Arrotz, Errementari, Rementeria (baschi);

Smith, Blacksmith, Goldsmith, Locksmith, Brownsmith (inglesi);

Lefèvre, Lefebvre, Fèvre, Fabre, Faure, Ferrand, Ferrer (francesi), Schmidt (tedesco)

Anche il barbiere era un mestiere importante perché plurivalente. Oltre al taglio dei capelli e della barba, i barbieri praticavano estrazioni dentali, operazioni chirurgiche minori e il salasso.

Si ebbero così i cognomi di: Barbiere e Barbieri (italiani), Barbero (spagnolo), Barbier (francese), Barber (inglese), Barbier (tedesco), Kapper, Kapster (olandesi).

Dal mestiere di fornaio si originarono Panadero (spagnolo), Boulanger, Fournier (francesi), Baker (inglese), Bäcker (tedesco), Bakker (olandese), Panettieri e Fornaio (italiani).

Dal termine maniscalco (dall’antico dialetto franco Mahra=cavallo e Skalk=servitore) derivano Marechal (francese), Marshall (inglese), Maresciallo (italiano), Marschall (tedesco).

Dal lavoro di bottaio si hanno i seguenti cognomi: Cubero e Tonelero (spagnolo), Cooper (inglese), Tonnelier e Barillier (francesi), Küfer, Fassbinder e Bötteher (tedesco).

Dal segatore hanno origine Serrador (spagnolo), Sawyer (inglese), Scieur (francese), Säger (tedesco), Segatore (italiano)

Dal mestiere del falegname nacquero i Carpenter, Wright (inglesi), Carpintero (spagnolo), Charpentier e Menusier (francesi), Carpentieri e Falegname (italiano), Bancalari (genovese), Zimmermann e Schreiner (tedeschi), Timmerman (olandese).

Poiché la lista dei mestieri non finisce qui, rimandiamo alla prossima puntata la continuazione.

Rivolgiamo ora la nostra attenzione a un cognome di un personaggio illustre della nostra città.

MICHELE VINCENZO

GIACINTO MALACARNE

(1744 Saluzzo-1816 Padova)
Fu un anatomista e chirurgo italiano, considerato il fondatore dell'anatomia topografica. Il suddetto cognome dovrebbe derivare da un soprannome forse originato da caratteristiche comportamentali del capostipite, composto con l'aggettivo mala (cattiva) con il senso di cattiva carne, cioè persona cattiva. Benvenuto detto Malcarne è attestato in Trentino nel 1391 (Cesarini Sforza). E così pure a Spoleto in un testo del 1414 dove si legge: "... Li caporali de Re eranu Sforza da cotogniola, Paulu Ursinu, lu Conte da Carrara, Malatesta da Cesena, messer Malacarne et Tartaglia...:". Vi è inoltre a Riva del Garda un registro comunale relativo all'anno 1619: "...Laurentius filius domini Ioseph Orlandi alias de Malacarnis...". E' tipico del nord Italia, con le massime presenze in Lombardia, Veneto, Emilia e Toscana: a Lodi è 78° per frequenza anagrafica, ma nuclei interessanti li troviamo anche nel Pisano, a Ferrara, Milano, Livorno. Le occorrenze in Piemonte sono meno di 100 sulle quasi 1.900 che troviamo in tutta Italia.

E ora, come siamo soliti, curiosiamo nel censimento di Saluzzo del 1848 alle lettere N e O.

Troviamo che i cognomi più frequenti sono per la N: Narbona (8 famiglie), Nasi (4), Nicolino/i (4), e per la O: Operti (8), Oberti (2), Opert (2) e Obert (1), Oddono (3), Ollivero (7) e Olivero (1).

NARBONAE’ un cognome da mettere in relazione con il toponimo Narbona, comune francese di circa 50 mila abitanti nella regione dell'Occitania e prima colonia romana al di fuori dell'Italia, ma anche ex borgata (ora distrutta) del comune di Castelmagno. E’ un cognome raro, caratteristico del Cuneese (Savigliano, Beinette) anche se il nucleo principale è nel capoluogo.NICOLINO/I

Insieme a Nicola, Nicolo, Nicolino, Nicolello e Nicolazzi si rifà al nome proprio Nicola, sostenuto da molti Santi omonimi: dal greco Nikolaos, formato da nikao (vincere) e laos (popolo), con il significato esteso di “vincitore fra il popolo”.Le prime attestazioni di questo cognome si hanno a partire dal XIII secolo.

Nicolino è a bassa diffusione, presente in una cinquantina di comuni, in buona parte del Cuneese: a Nucetto è il primo per frequenza anagrafica.

OLIVERO

Così come Ollivero deriva dal nome di mestiere di raccoglitore di olive o da modificazioni del nome Oliverius o Oliviero. A medio-alta diffusione, presente in circa 230 comuni, è tipico del Cuneese, ma è diffuso in modo elevato anche nel torinese. Le frequenze più elevate si registrano a Sommariva del Bosco (secondo), Cassine (sesto), Centallo (decimo). E’ presente anche in Liguria e Lombardia.

Tracce di questa cognomizzazione le troviamo a Pinerolo nel 1040 con Olivarus, mentre a Mombasiglio, nella seconda metà del XV secolo, vengono citati fra i cittadini benemeriti Lurentius Oliverius e Andreas Oliverius. Due sono le famiglie Olivero dai precedenti nobiliari: i conti di Trana da un lato e dall’altro quelli di Suniglia che furono anche baroni di Roccabigliera. Il motto di famiglia era “Parit patientia palmam” (La pazienza genera la vittoria).

Tra i personaggi famosi ricordiamo i pittori Pietro Domenico Olivero, esponente del realismo e della pittura bambocciante (Torino 1679-ivi 1755) e Matteo Olivero (Acceglio 1879- Verzuolo 1932) maestro del divisionismo italiano, nonché la cantante lirica saluzzese Magda Olivero ( Saluzzo 1910- Milano 2014) e il poeta e prosatore Luigi Olivero (Villastellone 1909- Roma 1996).

ODDONO-ODDONE

Trae origine dal personale  Oddone che deriva direttamente dal nome franco-longobardo Oddo (che declinato fa Oddonis) dal quale discendono anche i nomi medioevali Otto e Ottone, di alto prestigio presso le dinastie imperiali tedesche: da audha (ricchezza, potere, possesso). Con il nome Oddone ricordiamo due esponenti di casa Savoia: il conte Oddone di Savoia  vissuto nell’XI secolo, fratello di Amedeo I, e il principe Oddone Eugenio Maria , quarto figlio di Vittorio Emanuele II.  Cognome tipico dell’Alessandrino, a diffusione medio alta, Oddone è distribuito in circa 120 comuni, a partire dal capoluogo per proseguire con Ovada, Alessandria, Asti, Novi Ligure, Predosa (7° per frequenza). Un ceppo importante (numericamente quasi la metà di quello piemontese) si registra in Liguria. 

All’estero il cognome è diffuso soprattutto in Argentina (850) con nuclei minori in Brasile (300) e Uruguay (250). Oddono invece è raro ed è presente unicamente nel Torinese (Settimo Rottaro, Pancalieri). Dal punto di vista storico gli Oddone vantano trascorsi nobiliari con diverse discendenze stabilitasi a Torino, Grugliasco, Ovada, Cassine: il titolo è documentato dal 1840, quando Carlo Oddone, decurione di Alessandria, ricevette la nobiltà ereditaria dal re Carlo Alberto.  

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