Dho dalla Valcamonica, Chiotti da chiot

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Rispondiamo ora ai lettori che hanno richiesto informazioni circa le origini e la diffusione del proprio cognome.

DHO o DHO’ presenta diverse origini. E’ possibile che derivi dal germanico Doddo o Duodo, anche se non si può escludere che riprenda il dialettale do che significa parità, soprattutto con riferimento al gioco.

Altre fonti lo fanno derivare dal toponimo Dho, una frazione di Roccaforte Mondovì, o di Castel Dho esistente una volta nell'imperiese e distrutto dai saraceni (il nome di questi paesi dovrebbe derivare dal popolo dei Doj, che abitavano quelle terre).

E’ a bassa diffusione. Lo troviamo in una trentina di comuni, soprattutto nella Granda, ma con ramificazioni anche in Liguria. La massima frequenza è rilevata nel Monregalese, in particolare a Roccaforte Mondovì (secondo).

Tra i personaggi ricordiamo mons, Sebastiano Dho, religioso, dal 1986 vescovo di Saluzzo e poi di Alba.

DO. Il suo significato è "abitante di Dò". Dò era il nome dialettale del paese della provincia di Brescia chiamato a partire dall'Unità d'Italia Ono San Pietro, in Val Camonica. 

DAO è un cognome molto antico, legato al comune di Elva. E’ probabilmente di origine romana.

Lo si incontra nelle opere di Plauto e Terenzio nel detto “Davus sum, non Oedipus” (Io sono Davo - servo -, non Edipo-re). Nei registri di Elva compare sia in latino come Davus e Daus che in italiano, Davo o Dao. Essendo un cognome molto diffuso in tutte le borgate, ad esso venne aggiunto, per evitare confusioni, un secondo cognome. Si ebbero così i Dao Ormena, Dao Castes, Dao Castellana, Dao Geletta, Dao Lafont, Dao lena, Dao L’Oste, Dao Garino, Dao Closso, Dao Bressy, molti andati persi.

Con questo cognome ricordiamo don Ettore Dao, di Elva, storico e scrittore.

BERRA come Berri, Berrino, Berrini deriva direttamente da barbaro, soprannome sostenuto nel medioevo dal culto di santa Barbara, protettrice degli architetti. L’etimologia viene dal greco barbaros e dal latino barbarus ovvero “balbuziente” con il significato esteso di “colui che non parla la lingua greca” Esempi li troviamo a partire dalla fine del Trecento.

Berra è presente in un centinaio di comuni. Un ceppo consistente si registra anche in Lombardia. Nella Granda si ricorda Michelangelo “Miche” Berra (Moretta 1920, Città del Guatemala 2011), comandante partigiano GL, critico d’arte e scrittore.

SCARAMOZZINO come Scaramuzza/o, Scaramuzzini/o, Scaramuccia, dovrebbe derivare, direttamente o tramite ipocoristici, dal nome medioevale Scaramuccia legato al termine omonimo che significa “scontro armato di breve durata e di poca importanza”.

Si ha traccia del nome Scaramuzza già agli inizi del 1500 con il vescovo comasco Scaramuzza Trivulzio.

Scaramuccia era il nome di una maschera della commedia dell'arte il cui personaggio era vestito di nero come l'uniforme dei soldati spagnoli presenti a Napoli. Fu l'attore teatrale italiano Tiberio Fiorilli, nato a Napoli nel 1608, a rendere famosa la maschera trasformando il nome nel francese Scaramouche.

Scaramozzino è cognome specifico della provincia di Reggio Calabria.

CHIOTTI forse si rifà alla voce piemontese chiot (piccolo pianoro racchiuso, ma anche casolare che in esso è compreso). A bassa diffusione, è presente in una quarantina di comuni, soprattutto del Cuneese: la maggiore concentrazione si registra fra Verzuolo e Busca. Chiotti è anche una frazione di Valloriate, mentre Chiotti Sant’Anna lo è di Castelmagno. Esistono una Borgata Chiotti anche a Sampeyre e Valmala.

ACCHIARDI o ACCHIARDO deriva dal personale germanico Akhard in latino Achardus che significa con molta probabilità “valoroso armato di spada”. Acchiardi è a bassissima diffusione, con presenza in una quindicina di comuni, soprattutto nel Cuneese, a Roccabruna e a Dronero. Una delle 93 borgate sparse di Roccabruna porta proprio il nome Acchiardi. Storicamente gli Acchiardi hanno anche origini nobiliari. Ricordiamo pertanto gli Acchiardi di Santo Stefano, di Barge e signori di Ostava e gli Acchiardi di Nizza, che furono signori di Alpette e che nel 1566 ottennero la nobiltà con Giovanni Acchiardi.

CASTELLANO, Castello/a, Castellaro, Castelletto, Castelletto, Castellazzo, Castellino, Castellengo, nella maggior parte dei casi si rifanno a dei toponimi, derivati da nomi e soprannomi etnici, che hanno come base il nome “castello” dal latino castellum, diminutivo di castrum (edificio fortificato) probabilmente originati dal fatto di abitare in un castello o di essere alle dipendenze in un castello, ma può anche essere derivato da soprannomi legati a toponimi con la radice Castel, come se ne incontrano svariati in Italia.

Castellano è presente e diffuso soprattutto al Sud.

ROASIO, come Rovasio potrebbe derivare da modificazione del nome tardo medievale Rubasius, di cui abbiamo un esempio in scritti del XVI secolo, anche se è molto più probabile una derivazione dal toponimo Roasio nel Vercellese o Bricco Roasio nell’Astigiano.

Roasio è a diffusione medio-bassa, presente in una sessantina di comuni, è tipico del Cuneese, frequente soprattutto a Verzuolo (primo), ma anche a Savigliano e a Saluzzo, dove nacque nel 1924 il pittore Pino Roasio, morto a Cuneo nel 1984. Lo si incontra anche nell’Astigiano.

Alla prossima puntata!

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