Di nuovo arancioni, e il bar va ko

Di nuovo arancioni, e il bar va ko
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A partire da lunedì 1° marzo, con il ritorno del Piemonte in zona arancione, i ristoranti e i bar possono rimanere aperti esclusivamente per l’asporto e per le consegne a domicilio. Tra i gestori dei vari locali aumenta sempre più il malcontento verso chi governa e chi prende decisioni così drastiche per l’economia.

Spiega Sergio Priotti della caffetteria e pasticceria “Bagnolese”: «La situazione è tragica: gli aiuti economici da parte dello Stato non ci sono e non possiamo andare avanti in questo modo. Io ho tre dipendenti che non metto in cassa integrazione perché la retribuzione sarebbe troppo bassa e anche loro hanno famiglia, però non lavorando rimane complicato racimolare circa 5 mila euro al mese per poter loro garantire uno stipendio adeguato».

«Inoltre, ho in corso numerosi investimenti: devo cambiare la tenda esterna, ristrutturare il dehors e tinteggiare il bar; il locale non può essere trascurato proprio come un qualsiasi altro macchinario che, venendo utilizzato, esige la manutenzione. Purtroppo sono tutte spese senza adeguate entrate. Con la zona arancione, dal punto di vista economico, ho una perdita del 60-70% rispetto alla zona gialla».

Continua Sergio: «Non posso permettermi di chiudere e cambiare attività: ai giorni nostri, chi darebbe lavoro a un soggetto di 50 anni posto che già manca il lavoro per i giovani? Non sarei l’unico, molti vivono nella mia stessa condizione. Questa situazione, sicuramente, andrà avanti ancora a lungo perché a qualcuno fa comodo. Attenzione, non sto dicendo che non ci sia il virus, massimo rispetto per le persone che ne sono state colpite e per coloro che hanno perso la vita. Ma lo Stato non può gestire la situazione in questo modo: l’Inps e le tasse sono comunque da pagare. I bonus da 600 euro sono inutili e insufficienti anche solo per pagare le tasse».

«Ci sono giornate, in zona arancione, che se non tenessi aperto sarebbe meglio, ma il servizio ai clienti bisogna sempre garantirlo» osserva tristemente Priotti analizzando la nuova situazione.

«Molta gente non è a conoscenza che nel nostro settore per ogni 10 ore di produzione 7 sono di lavoro di preparazione. Io continuo a mettermi in gioco per cercare di risollevarmi, perché se andiamo tutti nella stessa direzione finiremo tutti nello stesso punto; per aspettare gli aiuti da parte dello Stato, che non ci saranno mai, proseguo per la mia strada e credo moltissimo nell’aiuto delle fantastiche persone che lavorano con me e dei miei cari clienti».

Interviene la dipendente Erica Depetris: «Con la zona arancione si lavora malissimo: ci sono momenti in cui ci sono diverse persone che aspettano ed è difficile organizzarsi».

Fa eco un’altra dipendente, Laura Griffone: «Non trovo giusto che non possiamo nemmeno lasciare un tavolino fuori dal bar per permettere di appoggiare una tazzina di caffè, mentre ci sono altri locali che comunque accolgono i clienti al chiuso e nessuno si lamenta».

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