Distanziamento, gel e tanti controlli Così è cambiata la raccolta pesche nella cascina di domenico sacchetto, dove lavorano oltre 70 raccoglitori stagionali

Distanziamento, gel e tanti controlli Così è cambiata la raccolta pesche nella cascina di domenico sacchetto, dove lavorano oltre 70 raccoglitori stagionali
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Ci sono i detergenti ad ogni angolo del magazzino, all’ingresso della mensa e dei bagni. Cartelli indicano ovunque le regole da mantenere e, nei magazzini, i plexiglas separano le diverse postazioni di lavoro. Nei campi, infine, non si può salire in più di tre sul semovente.

La campagna di raccolta delle pesche nettarine entra nel vivo, e per i frutticoltori, accanto a tutte le incombenze sul lavoro e sulla sicurezza, si aggiunge quella dei protocolli sanitari.

Siamo andati nella cascina di Domenico Sacchetto, presidente Asprofrut e titolare di un’azienda frutticola a Lagnasco per osservare cosa significa lavorare nell’anno del coronavirus.

«Tra un paio di settimane - spiega Sacchetto - arriveremo a 70 raccoglitori. C’è un po’ di tensione, perché questo è un anno particolare, sono cambiate molte regole e questi giorni rappresentano un banco di prova».

«In effetti le novità sono molte - osserva Mario Dotto, segretario di Coldiretti Saluzzo - e i frutticoltori hanno dovuto adeguarsi in fretta. La maggior parte ha saputo rispondere con velocità e in modo efficace».

Il protocollo sanitario ha imposto un’attenzione particolare al luogo di lavoro: «Squadre di lavoro fisse - dice Sacchetto -, controllo della temperatura corporea ogni giorno, mascherine e barriere in plexiglas tra un operatore e l’altro in magazzino. Il locale mensa è cambiato, abbiamo aggiunto nuovi tavoli sotto il porticato, e un container mensa nei campi di Savigliano, per non far rientrare i raccoglitori in cascina per il pranzo. Ogni lavoratore si porta l’acqua da casa, all’interno di una borraccia personale. In campo non ci si può scambiare i ruoli, e non si possono aver più di due o tre persone per macchina semovente».

Sacchetto ha anche realizzato un’area attrezzata con i moduli abitativi per gli stagionali africani: «Non ho molti africani, perché utilizzo soprattutto stagionali italiani (molti giovani), oltre a qualche albanese e rumeno. Fino allo scorso anno gli africani dormivano nel Pas di Lagnasco, ma quest’anno ho deciso di attrezzare un campo con moduli abitativi, cucina e docce. Un investimento importante. Grazie al sostegno di Coldiretti, Regione e Comune molti frutticoltori hanno ricevuto dei finanziamenti. Ma non è semplice: occorre individuare l’area, realizzare gli impianti, avere i permessi».

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