E la storia infinita della Cuneo-Asti continua...

E la storia infinita della Cuneo-Asti continua...
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Caro direttore,

mi sia concesso fare alcune considerazioni sull’autostrada Cuneo-Asti, dopo che i politici, di qualsiasi colore, si sono giocati l’ultimo briciolo di credibilità.

Continuiamo a vedere sui giornali la foto dell’ormai celebre “moncone” dell’autostrada A33, nel territorio di Cherasco, e quell’immagine per me ha un che di surreale. Quel pezzo di viadotto, fermo in mezzo a un campo, è il simbolo che il virus dell’inefficienza politico-amministrativa italiana non conosce antidoti e, purtroppo, manca il vaccino.

Ciò che lascia perplessi è sapere che ora, dopo oltre 20 anni dal progetto, nasce un “Comitato Sì Asti-Cuneo, Sì Superstrada, Sì Unica galleria”. I promotori (cito testualmente) «si sono incontrati per la prima volta (giugno 2020) nella chiesa parrocchiale di Pollenzo, per confrontarsi e mettere nero su bianco le loro idee sul completamento dell’autostrada».

Mi verrebbe da dire che la “location” dell’incontro resti l’unica cosa da salvare, perché in una chiesa la cosa migliore che si può fare è… pregare, sperando che Nostro Signore (per i credenti) possa illuminare qualcuno a trovare la soluzione più idonea per collegare Cherasco a Verduno.

Io non contesto i comitati, gli amici dei vari ospedali, ma da cittadino comune mi chiedo: si sarà accorta la gente che ogni nascita di comitati equivale a una sconfitta per la classe politica e quindi, automaticamente, una sconfitta anche per noi che la abbiamo votata?

In altre parole, restando nel contesto saluzzese, se è nata l’Officina delle Idee non è forse perché le idee mancavano a quelli che le avrebbero dovute avere per ruolo politico-istituzionale? E’ un ragionamento un po’ contorto, ma rende l’idea.

Ritornando ai coordinatori del Comitato per la Cn-At, seguite quanto dicono: «Dobbiamo fare in modo che la Cuneo-Asti si costruisca bene, ovvero si realizzi un’opera nell’interesse dell’agricoltura, dell’industria, del turismo e della sanità». Sembra di partecipare alla Fiera delle Banalità, dove il “costruire bene” appare come condizione da rimarcare e non uno standard.

Per chiudere leggete ora questa cronistoria: un secolo fa (circa) il primo tronco del lotto 2.6 nasceva per passare in galleria a Verduno; poi no perché troppo caro; allora tracciato a mezza collina; poi l’ipotesi di due viadotti; poi no, meglio un’unica galleria perché ha costi di manutenzione inferiori al viadotto; ora unica galleria a una canna; poi parere degli ambientalisti contrari alla doppia galleria, al pedaggio e alla discarica. Poi poi poi...

Se non fosse che questa opera è strettamente legata alla viabilità per l’ospedale di Verduno, ci sarebbe da ridere. Invece si piange! La ciliegina sulla torta la offre un quotidiano piemontese che titola, a caratteri cubitali: «La Cuneo-Asti senza se e senza ma». Sono queste le parole storiche (!?) pronunciate dal presidente della Regione Cirio e dall’assessore ai trasporti Gabusi, nuovi attori non protagonisti di questo teatrino. E di fronte alla storia non resta che inchinarci…

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