«Ecco le nostre richieste a Conte»

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Gentile direttore,

proprio perché conoscevamo le difficoltà che pone una pandemia mondiale noi di Italia Viva abbiamo detto, sin da subito, che era necessario "programmare" l'azione del Governo e delle Regioni i cui rapporti - per inciso - non sarebbero stati così caotici e improntati a un costante scaricabarile, se fosse passata la nostra riforma costituzionale del 2016.

È da aprile che chiediamo di mettere a punto un piano di intervento programmato, dicendo chiaramente che, se da un lato ogni decisione deve essere basata su dati scientifici e non sulla ricerca del consenso, dall'altro è la politica che poi, sulla base di quei dati, deve decidere cosa fare.

Invece, dopo il lungo lockdown primaverile, non c'è stata una programmazione, piuttosto un lassez faire che ci ha portato, impreparati, alla nuova ondata.

L' unica nota costante da febbraio sono i Dpcm, spesso di dubbia costituzionalità perché non più emanati sporadicamente, in emergenza, ma divenuti oramai una costante.

Da un mese ci battiamo - da soli - per modificare il Dpcm del 3 novembre e rendere possibili i ricongiungimenti familiari a Natale.

Intanto abbiamo ottenuto che si riconsiderasse la posizione dei piccoli Comuni che, soprattutto in Piemonte, sono la maggior parte.

Siamo poi gli unici che hanno posto il problema - reale - della chiusura ingiustificata di teatri, cinema, musei (e per il Piemonte le seconde e terze classi delle scuole medie).

Nel momento in cui vengono riaperte le attività commerciali non si capisce perché negarlo a chi lavora nell'ambito della cultura.

È evidente che manca una linea logica nei divieti dei “permessi”.

Infine - posto che arriveranno al nostro Paese 209 miliardi dal Recovery Fund - riteniamo che, di essi, le istituzioni repubblicane si devono occupare direttamente, senza ulteriori deleghe e nuove task force.

E la preoccupazione cresce quando scopriamo che al turismo italiano in ginocchio - per la nostra Provincia il turismo è una risorsa importantissima - dovrebbero andare solo 3 miliardi e alla sanità appena 9.

Insomma, la politica, sia essa regionale o nazionale, non può abdicare al proprio ruolo e non prendersi le proprie responsabilità: si smetta di delegare per la paura di perdere consenso.

Marta Giovannini, Francesco Hellmann

Coordinatori provinciali di Italia Viva

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