Ex Pretura di Venasca, l’ultima lite divampa fra tre sindaci della valle il caso Brossasco e Sampeyre (comproprietari dell’edificio) contestano le mosse di Dovetta sul destino dell’immobile

Ex Pretura di Venasca, l’ultima lite divampa fra tre sindaci della valle il caso Brossasco e Sampeyre (comproprietari dell’edificio) contestano le mosse di Dovetta sul destino dell’immobile
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Per tanti decenni la giustizia in valle Varaita è stata amministrata nel vetusto edificio che s’affaccia pochi metri dopo la splendida chiesa parrocchiale, al numero 14 dell’attuale via Casavecchia. Già sul finire del 1800 nella Regìa Pretura di Venasca, che qui aveva sede, si consumavano - come ricorda Graziano Isaia nel suo libro “Il maestro Dastrù mi ha salvato” - epici scontri tra avvocati che talvolta degeneravano in risse e richiedevano l’intervento delle forze dell’ordine.

Le udienze si svolgevano il lunedì, giorno di mercato, quando il paese diventava il centro più animato della valle e i tavoli delle trattorie erano gremiti all’inverosimile.

Liti per pascoli o confini di terreni, vicende tra il curioso e l’insolito, scontri talvolta aspri che offrivano spunti ai cronisti di giudiziaria per divertite corrispondenze ospitate sulle pagine dei quotidiani e dei settimanali dell’epoca.

Con la riforma della giustizia, dopo essere stata per qualche tempo ufficio del Giudice di pace, l’ex Pretura di via Casavecchia ormai da anni ha cessato le sue funzioni.

Oggi quel fabbricato, per una sorta di nemesi storica, è diventato oggetto di contenzioso fra i Comuni di Venasca, Brossasco e Sampeyre, i quali, con rogito notarile del 31 marzo 1930, avevano acquisito la proprietà dei locali, fino a quel momento in locazione.

L’amministrazione comunale di Venasca, nell’ottobre del 2019 aveva deciso lavori di messa in sicurezza ma - a quanto sostengono i Comuni comproprietari - senza chiedere il nulla osta.

Vista la piega che stava prendendo la vicenda, il sindaco di Venasca, Silvano Dovetta, nel marzo dell’anno successivo, proponeva una perizia di stima del valore dell’immobile per valutarne l’eventuale alienazione.

Il Comune di Brossasco, guidato dal sindaco Paolo Amorisco, sette mesi dopo, nel novembre del 2020 sollecitava con toni ultimativi (entro 30 giorni) il Comune di Venasca a comunicare l’esito della perizia. In difetto, avrebbe provveduto di suo, affidando l’incarico ad un professionista.

Venasca, dal canto suo, rispondeva proponendo di dare avvio ad una procedura di mediazione per verificare, oltre al titolo giuridico, «i ruoli e le posizioni assunte da ciascun Comune nel corso degli anni in merito al possesso dell’immobile».

In altri termini, l’amministrazione di Venasca ricordava di essersi fatta carico, nel tempo, della manutenzione e conservazione dell’immobile.

A stretto giro di posta, Brossasco richiedeva la consegna delle chiavi e della nuova serratura dell’edificio, che nel frattempo era stata sostituita senza che vi fosse stata comunicazione a Brossasco e Sampeyre.

Ultimo atto per tentare di uscire dall’impasse, la proposta di mediazione avanzata dal Comune di Venasca avanti la “Camera di Commercio per la mediazione”, che avrebbe dovuto svolgersi martedì 12 gennaio alle 15 presso la sede della Camera di Commercio di Cuneo.

Usiamo il condizionale, perché a questo punto è entrato in ballo anche il Comune di Sampeyre, il cui sindaco, Domenico Amorisco, non accettando la procedura di mediazione, ha disertato l’incontro motivando le ragioni in una delibera di giunta del 30 dicembre scorso.

In mancanza di accordo, esaurite tutte le possibili opzioni di conciliazione, alle tre amministrazioni comunali non resta che adire gli altri gradi di giustizia.

A meno che a qualcuno non venga in mente d’istituire - come extrema ratio - un giurì d’onore tra i pretori onorari ancora viventi che qui hanno svolto la loro attività.

Ma per avviarlo - ammesso che giuridicamente sia fattibile - bisognerebbe che almeno su questo i tre sindaci fossero d’accordo.

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