“Fontana del fo”, così cara ai piaschesi
Ci scrive da Piasco Paolo Mattio, nostro lettore e fondatore del locale gruppo di Protezione civile, segnalando un caso interessante .
«La scorsa settimana ho avuto l’occasione di passare al “Piliunas”, punto panoramico situato nel comune di Venasca a una altitudine di 1094 metri sulla dorsale che da San Bernardo il Vecchio, scende verso Isasca e Venasca.
Con grande piacere, ho apprezzato il lavoro di pulizia compiuto dai volontari venaschesi, con la ristrutturazione del pilone votivo, la costruzione di due tavoli con panche, terrazzamenti fioriti per rendere quel terreno arido e scosceso più accogliente. La stessa dedizione e maestria è stata dedicata al “Sentiero delle 7 cappelle”, di ben 17 km, che ho percorso sia a piedi che in Mtb assistito.
Tutti questi lavori stanno ad indicare che a Venasca, attualmente, c’è una bella realtà di volenterosi ed amanti della natura. Il “sogno”, che auspico si avveri, è che la stessa dedizione venga rivolta anche alla “Fontana del Fo” (faggio)”, argomento trattato sulla Gazzetta del 25 marzo.
In tale articolo il presidente dell’Unione montana, Silvano Dovetta, nonché sindaco di Venasca, si dice convinto dell’importanza di valorizzare i beni ambientali del nostro territorio per favorire il turismo escursionistico. Sono perfettamente d’accordo, ma è doveroso che si conosca la “realtà”.
Siccome sono tra i fondatori del gruppo comunale di Protezione civile a Piasco, conosco bene le vicende legate alla “Fontana del Fo”. Premettendo che la fontana si trova nel territorio di Venasca, una decina di anni fa abbiamo chiesto ai colleghi del gruppo di Venasca di collaborare alla pulizia e al mantenimento della strada taglia-fuoco, che percorre il territorio a monte della fontana, e dei sentieri che da essa si diramano per raggiungere la fontana stessa, ma la risposta data in quei tempi è che «a Venasca non interessava».
Il gruppo piaschese, legato affettivamente a tale luogo anche se posto in altro Comune, ha provveduto a mantenere la pista taglia-fuoco, ha pulito in vari interventi i due sentieri di collegamento alla fontana, ha piazzato le targhe esistenti (costruite da un artista di Piasco) sia sul sentiero che presso la fontana, ha costruito un altro sentiero più percorribile per raggiungere la fontana (attualmente non più agibile perché rovinato dalle moto).
Nello stesso tempo, sempre una decina di anni fa, ci si è interessati per valorizzare il famoso faggio, per farlo inserire nella lista degli alberi monumentali, senza peraltro raggiungere il risultato per la consuete lungaggini burocratiche.
Ben venga se l’Unione Valle Varaita, unitamente ai volontari venaschesi, è riuscita ora a raggiungere l’obiettivo ed a pubblicizzare l’esistenza del “gigante”: saremo tutti felici ed orgogliosi di un tale monumento.
Non voglio essere irriverente ma, per concludere, citerei una frase di Gesù: «Date a Cesare quel che è di Cesare». Che in questo caso tradurrei in: «Date a Piasco quel che è di Piasco (i meriti per ciò che è stato fatto finora) ed a Venasca quel che è di Venasca (le incombenze per ciò che dovrà essere fatto in futuro)».
Paolo Mattio