Fra storia e leggenda, l’affascinante viaggio alla scoperta dei cognomi di casati e famiglie 14ª puntata Alle origini della gens saluzzese: continua la ricerca di Angela Delgrosso

Fra storia e leggenda, l’affascinante viaggio alla scoperta dei cognomi di casati e famiglie 14ª puntata Alle origini della gens saluzzese: continua la ricerca di Angela Delgrosso
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Nell’antichità l’abbandono dei bambini era frequente e tollerato dalla società. L’infanticidio una pratica comune considerata necessaria.

Gli antichi Egizi affidavano a una cesta e al fiume Nilo i bambini non desiderati, mentre gli antichi cinesi li abbandonavano nei campi di riso.

In epoca remota il patriarca della famiglia decideva chi poteva o no appartenere al nucleo familiare e aveva potere di vita o di morte sui propri figli.

Nell’antica Grecia essi erano considerati al pari della proprietà. Scriveva il filosofo Aristotele: «Un figlio o uno schiavo sono proprietà e nulla di ciò che si fa con la proprietà è ingiusto».

Nella famiglia romana il neonato veniva prima esaminato dall’ostetrica e poi presentato al pater familias con un rituale denominato “Tollere infantem”che consisteva nel collocare il bambino al suolo davanti al genitore. Se veniva sollevato da terra (da qui il termine “allevare”) entrava a far parte della famiglia, altrimenti veniva abbandonato in un luogo pubblico denominato “Columna lactaria”, davanti al tempio della Pietà, luogo in cui in seguito venne eretto il teatro di Marcello.

La Columna lactaria era dunque un punto di riferimento per l’abbandono e, secondo il grammatico romano Festo, era così chiamata «perché avrebbero portato i bambini lì per essere nutriti con latte». 

Secondo il filosofo Seneca (De ira) il bambino rifiutato veniva annegato e quello non sano andava eliminato, in quanto un figlio maschio non sano non sarebbe stato in grado di combattere per la patria e una femmina malata avrebbe potuto generare figli non sani.

Leggendario e molto noto è l’abbandono del piccolo Mosè affidato alle acque del Nilo e quello dei gemelli Romolo e Remo consegnati in una cesta al fiume Tevere.

Con l’avvento del Cristianesimo, l’abbandono dei bambini venne condannato come infanticidio e iniziarono a sorgere i primi brefotrofi sia in Medio Oriente che in Occidente, come luogo di accoglienza dei piccoli sventurati.

Nel 787 d.C. a Milano venne istituito il primo ospizio per i neonati abbandonati.

Proseguiremo la storia dei figli esposti nella prossima puntata, una storia che si lega a quella del cognome, perché anche i figli di nessuno, come già accennato nella precedente puntata, non furono privati di un cognome .

Rivolgiamo ora la nostra attenzione a un cognome illustre della nostra città.

SAVIO

Dovrebbe derivare dal nome medievale Savius: dal latino sapius che vale per “sapere”, ma anche “gustare”. In un atto legale del 648 troviamo già un tal Savius vagus Merceres. Tracce di queste cognomizzazioni le troviamo anche nel “Codice Diplomatico della Lombardia Medievale” del XII secolo. E’ a media diffusione, presente in circa 140 comuni, è distribuito a macchia di leopardo in quasi tutte le province. I ceppi più consistenti si trovano nell’hinterland torinese: a Gassino è primo per frequenza anagrafica, secondo a Castelnuovo Don Bosco.

Con questo cognome ricordiamo Domenico Savio, allievo di Don Bosco, proclamato santo da Pio XII, Carlo Luigi Savio, religioso, uno dei vescovi di Asti più eminenti nell’ottocento e soprattutto l’illustre concittadino Carlo Fedele Savio, sacerdote, teologo e filosofo, autore di numerose opere tra le quali la storia di Saluzzo.

Siamo giunti alla lettera T nella consultazione del censimento del 1848.

I cognomi che compaiono con maggior frequenza sono Testa (6), Tesio (5), Tosello (6), Tholosan (Tholozan, Tolosano) (4), Torre (4), Taolai (Tavolaj) (3), Tarditi (4), Taricco (2), Tiranti (4), Tomatis (2), Tallone (2), Turletti (2).

TOSELLO

Come Tosa e Tosino, dovrebbe derivare da nomi di località deputate alla tosa degli ovini, da tonsus (tosato) e da qui, in certi casi , l’allusione a “chierico”. Tracce di questo uso le troviamo in documenti a partire dal XII secolo. Tosello è a medio-bassa diffusione e presente in una cinquantina di comuni. Tipico del Cuneese, ha la più elevata concentrazione a Limone Piemonte, dove è primo per frequenza anagrafica.

TESIO

Insieme a Tessa, Tessore e Tessiore dovrebbe essere ipocoristico, ovvero la modificazione fonetica di un nome di persona, che dà origine a un diminutivo o vezzeggiativo. In questo caso il nome in questione potrebbe essere il femminile Contessa.

Potrebbe però anche rifarsi a un soprannome generato dal verbo piemontese tesse (tessere, tramare, ordire) dato a capostipiti che svolgevano mestieri legati alla tessitura.

Tesio è a diffusione media, presente in un centinaio di comuni, tipico della provincia di Cuneo, con rare eccezioni fuori regione. Le migliori frequenze si registrano a Lombriasco e a Scarnafigi. Storicamente i Tesio furono conti di Valloria.

TOLOSANO, THOLOZAN Da tolosano, aggettivo etnico di Tolosa, città della Francia, nome di luogo utilizzato anche come nome di persona: un Tolosa, uxor Mangifredi è documentato a Torino nel 1132, mentre un Iacobus Tolosani lo troviamo a Pistoia nel 1126.  

Tipico del Cuneese, Tolosano lo ritroviamo in una trentina di comuni, a partire da Dronero e Borgo San Dalmazzo. Nuclei interessanti anche a Torino e Vinovo, mentre a Marmora è 6° per frequenza. Raro, Tholozan è originario del Cuneese, anche se gran parte delle presenze sono torinesi. Alcune occorrenze sono liguri. 

 I Tolosano di Cesana furono una famiglia nobile con memorie dal XIV secolo: signori di Chantemerle, La Salle, Saint Chaffrey. I Tolosano di Fossano (documentati anche come Tholosano) furono baroni di Valgrisanche. L’antica famiglia decurionale de platea dei Tolosano di Cuneo fu consignora di Bagnolo e Campiglione. 

 Edoardo Tolosano (1808-1887), fu ammiraglio e senatore del Regno dal 1864.

TARDITI e TARDITO

Derivano dal personale germanico Hartwing, che ha dato vita ai nomi latini Articius e Articus: da hart (duro) e wig (battaglia). San Artico fu vescovo di Salisburgo nel XI secolo. Tarditi è tipico del Cuneese ed è a media diffusione, presente in 110 località. La maggior concentrazione, in seguito ai flussi migratori, si registra a Torino.

Seguono Novello, Carmagnola e Bra.

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