Giro di opinioni fra gli operatori dei vari settori alle prese con le restrizioni chi è aperto lamenta comunque una crisi profonda Da Barge e Bagnolo un coro di proteste dai commercianti

Giro di opinioni fra gli operatori dei vari settori alle prese con le restrizioni chi è aperto lamenta comunque una crisi profonda Da Barge e Bagnolo un coro di proteste dai commercianti
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Anche nell’Infernotto, a Barge come a Bagnolo, Il nuovo Dpcm entrato in vigore venerdì 6 novembre ha creato malcontento e disagi nella popolazione, costretta a rimanere in casa, e a non spostarsi dal luogo di residenza. C’è in più una diffusa preoccupazione tra commercianti, artigiani e professionisti che hanno dovuto limitare o, addirittura, sospendere la loro attività lavorativa. Per molti è una mazzata che mette a repentaglio il futuro d’impresa.SETTORE ABBIGLIAMENTO

Racconta Simona Vignetta del negozio “Venere” di Bagnolo: «Al cliente che entra in negozio posso vendere articoli di intimo e non l’abbigliamento o quant’altro perché mi viene proibito. Ma che senso ha? Ovviamente il virus esiste, ma, alla luce di questi fatti, mi domando se non possa essere affiancato da questioni politiche. Così è una rovina per l’economia ».

SETTORE BENESSERE

Osserva Giulia Garbiglia dello studio di naturopatia e riflessologia plantare di Barge: «È evidente che la situazione non è delle migliori. Le attività e i professionisti, in questi mesi, hanno inevitabilmente avuto una perdita economica, sia per quanto riguarda le vendite e i consumi sia per gli investimenti atti all’adeguamento delle norme igienico-sanitarie obbligatorie al fine di evitare il diffondersi del virus. Ovviamente ognuno fa la propria parte e credo che nessuno di noi contesti il fatto di dover compiere sacrifici a tutela delle persone e del bene comune. Il problema si presenta quando all’atto pratico ci si ritrova a dover saldare i conti. Già prima della pandemia le tasse e le varie spese ci facevano sentire stretti in una morsa, che diventa ora più pressante».

«Il mio rammarico è quello di dover interrompere la relazione d’aiuto con le persone che si erano affidate a me in questi mesi. Soprattutto in questo periodo è aumentato il bisogno nelle persone di ritrovare il benessere psico-fisico. Dunque, sospendere i percorsi individuali intrapresi finora, sapendo di avere gli strumenti per aiutare nella ricerca di un equilibrio e nella gestione dello stress (aumentato esponenzialmente in questi ultimi mesi), non fa che contribuire al mal contento.

RISTORANTI E BAR

Spiega Lilla Bonina del ristorante e pizzeria “Il portico” di Bagnolo: «Purtroppo, con le nuove disposizioni, non si lavora. Siamo aperti per l’asporto, ma l’incasso è molto ridotto. Se non cambia nulla e la gente non può lavorare, il commercio subirà delle gravi ripercussioni».

Evidenzia Romanzo Vanzin del “Caffè Roma” di Barge: «I telegiornali stanno seminando terrore e paura: molta gente si spaventa e al primo sintomo influenzale si reca al pronto soccorso, affollando così i posti disponibili. La chiusura dei bar e della ristorazione, luoghi in cui le persone si ritrovano, si guardano negli occhi e scambiano due chiacchiere, non lo comprendo proprio. Se ci fossero stati problemi già nei mesi di luglio, agosto e settembre, quando eravamo aperti, le curve sarebbero aumentate anche nel periodo estivo. Non mi sembra giusto chiudere i locali e i negozi, soprattutto nei paesi come il nostro, per abbassare la curva del contagio, quando il vero problema era nei trasporti pubblici. Ora siamo chiusi e chiediamo un sostegno economico per sopravvivere. Mi sento preso in giro da questa situazione, senza parlare della poca chiarezza dei Dpcm. Ad esempio, “non consumare cibi e bevande nelle vicinanze del locale” che cosa significa? Sarebbe opportuno specificare, con un’unità di misura (metro), la distanza effettiva dal locale».

«Chi è stato contagiato dal Covid-19 - conclude Romano - e l’ha trasmesso a qualcun altro ha ora un sistema immunitario più forte e pronto a sconfiggere il virus. La storia ci insegna che quando si trasmette paura alla gente di questa se ne fa quello che si vuole. Ma… tutto ha un limite».

LA COIFFEUSE

Precisa Stefania Sarno di “Perfetto Acconciature” di Barge: «È un disastro! I clienti che provengono da paesi diversi hanno dovuto disdire gli appuntamenti fissati, non possono più spostarsi da un paese all’altro. Il lavoro non è molto, ma sono contenta che l’incasso sarà comunque superiore ai famosi 600 euro che lo Stato ha erogato durante lo scorso lockdown».

ESTETICA

Rimarca Erika Depetris di “Sorgente di Benessere” di Barge: «Provo una gran rabbia e una profonda delusione nei confronti di uno Stato che non è in grado di gestire bene la situazione e che è incapace di erogare un aiuto concreto a chi, sin dal primo giorno di apertura attività, ha sempre pagato le tasse, talvolta rinunciando addirittura a parte del proprio stipendio. Dopo tutta la fatica economica ed emotiva messa in atto per adeguarci a pieno termine di igiene e sterilizzazione, acquistando prodotti certificati, ci siamo ritrovate nuovamente obbligate a chiudere dall'oggi al domani, senza sapere effettivamente la data sicura della riapertura. Ribadisco che i nostri locali erano già igienizzati prima dell’avvento della pandemia».

«Ho appena acquistato un macchinario innovativo in capo estetico - prosegue Erika -, e a ottobre avevo tenuto un “open day” per pubblicizzarmi. Avevano aderito numerose clienti. Dopo qualche seduta siamo state costrette ad annullare tutto, vanificando così il raggiungimento dell’obiettivo che ci eravamo prefissate. Gli aiuti arriveranno, ma non saranno commisurati al costo di gestione».

Afferma Chiara Alunni Gubbiotti di “Estetica & Benessere” di Bagnolo: «È una bella presa in giro da parte del governo. Non vedo il senso di questo “finto” lockdown. Finto poiché fermare il 10% delle attività non credo sia prevenzione di contagio e poi perché è stato dichiarato che l’Oms ha omesso l’arrivo del Covid-19 molti mesi prima di quanto in seguito è stato comunicato. È folle aver fermato la categoria dell’estetica e non quella dell’acconciatura. Buon per loro che lavorano! Ma qual è il criterio? A marzo era la distanza di un metro, mentre adesso?».

«Mi sembra un “disegno grigio”, dove le persone non devono stimolare il proprio sistema immunitario: no allo sport, no ai consigli alimentari, no al divertimento e allo svago, no al contatto e all’affetto, no ai familiari e agli amici, no al linfodrenaggio e al benessere psicofisico, ma sì alla paura di tutto».

«Tratto anche delle patologie – continua Chiara –, ho creato un massaggio specifico per l’artrite reumatoide (di cui ho scritto anche nella mia tesi di laurea) e ora cosa dico alle mie clienti: che il dolore se lo devono tenere? Una signora ha subito un intervento due settimane fa e il linfodrenaggio ne aiutava la guarigione. Ora? Questo mi spezza il cuore! Se non fossimo sempre super attenti all’igiene a quest’ora avrei centinaia di clienti morti».

Tutte gli intervistati hanno proposto di responsabilizzare maggiormente i medici al fine di valutare i sintomi e indirizzare in ospedale solamente le persone veramente bisognose. Questo aiuterebbe a non affollare gli ospedali e a permettere il ricovero di malati con patologie diverse dal Covid-19 ma altrettanto gravi.

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