I pascoli che “vedono” il mare L’altra Liguria sulle vie del sale terre alte Attrattive turistiche negli alpeggi tra le Alpi e l’Appennino
Può essere l’estate buona per scoprire i monti della Riviera, con i suoi armenti e i suoi formaggi di nicchia. Un paesaggio che non ti aspetti quando si va al mare: bisogna però lasciare le autostrade e inerpicarsi su quelle che un tempo erano le “vie del sale”.
Considerata la “montagna dei genovesi”, la vetta del monte Antola (Antua in ligure, 1597 metri) è una méta frequentatissima dagli escursionisti. Posta al vertice tra le valli Scrivia, Trebbia e Borbera, è un luogo di ottimo erbaggio e di mirabili fioriture. Quassù, nella zona delle cosiddette “quattro province” (Genova, Alessandria, Pavia e Piacenza), si apre una delle più ampie zone di pascolo che vedono il mare.
«La Regione Liguria è orgogliosa della sua piccola ma dinamica zootecnia, che da un paio d'anni è passata in carico all’associazione regionale degli allevatori piemontesi - spiega il presidente Roberto Chialva - che assicura l'assistenza tecnica e tutte le consulenze necessarie anche per la monticazione di mandrie e greggi». Tra le razze bovine prevalgono la Piemontese, la Limousine, con qualche gruppo di Pezzata Rossa e della Bruna; resistono le razze autoctone a limitata diffusione come la Cabannina e la Varzese-Ottonese, preziose per garantire la biodiversità. Vivace anche la filiera ovicaprina, che soprattutto sulle alture della provincia di Imperia sviluppa un'apprezzata produzione lattiero-casearia».
Andiamo a trovare i protagonisti. Sul monte Antola pascola da alcuni giorni la mandria di Mario Fortunato, allevatore di Propata. Specialista della razza Limousine, Fortunato si è trasferito dal Sud dando vita a un'importante azienda agricola. Racconta: «Quest'anno abbiamo erba e acqua in quantità, si annuncia una buona stagione. I nostri capi trascorrono l'intera estate in quota, noi seguiamo lo svezzamento dei vitelli alimentati dalla vacche nutrici. Andiamo e veniamo dalla nostra stalla di Propata, per portare i rifornimenti e muovere i capi tra le particelle d'alpeggio».
La presenza degli animali, oltre alla cura di un territorio particolarmente fragile e disagiato, è anche un'attrattiva turistica. Sottolinea Fortunato: «Da luglio in poi i weekend sono affollati di camminatori e mountain-bike. Ci sono segnali che sarà così anche in questi mesi, tanto più dopo il periodo dell'emergenza sanitaria. Il momento tradizionale di incontro fra noi allevatori e i turisti sarà a metà agosto, alla festa di San Rocco che celebriamo nella cappelletta in cima».
Spostandoci verso ovest, troviamo il monte Tobbio, Tuggiu in dialetto ligure, che domina il Parco naturale delle Capanne di Marcarolo e spicca per la grande visibilità sui due versanti, in cima ai quali corre il confine tra le province di Alessandria e di Genova. Laggiù in fondo, verso il mare, si scorgono le torri del porto di Voltri. Su queste praterie verdeggianti, intorno ai mille metri di quota, pascolano i capi di Andrea Giaroli, quotato allevatore della Piemontese con base alla cascina Soriassa di Fraconalto, proprietario di alcune campionesse come la mitica Pamela. Dice Giaroli: «In alpeggio ci sono anche le nostre regine. Le Piemontesi hanno dimostrato una straordinaria adattabilità a queste terre alte, che hanno caratteristiche diverse dalle località alpine. A dare forza al nostro gruppo ci sono gli allevatori della cooperativa Acque Striate di Voltaggio, che come noi accompagnano le mandrie a piedi. Il nostro problema è la diffusa presenza di branchi di lupi: dobbiamo vigilare al massimo, tenendo al riparo le vacche giovani e i vitelli che costituiscono le prede più facili».
Nel Ponente, prevalgono i greggi ovicaprini, tra i quali figura una rarità degna di tutela: la pecora Brigasca, che tra le valli Arroscia, Impero e Roya fornisce il latte per l'omonima e ricercata “toma”. Altri formaggi tipici sono il Brusso, la toma di Mendatica e i caprini a latte crudo.