I produttori agricoli non sono criminali

I produttori agricoli non sono criminali
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Gentile direttore,

è stata presentata il 31 gennaio, a Roma, la relazione a firma di Hilal Elver (esperta di diritti umani inviata dall’Onu) circa le condizioni della nostra agricoltura in relazione all’utilizzo della manodopera straniera. «Metà della manodopera agricola è di migranti... orari eccessivamente lunghi... salari troppo bassi per coprire i bisogni elementari... uso frequente di fertilizzanti contraffatti o tossici». Quello delineato risulta un quadro inquietante, da terzo mondo, per il settore primario del nostro Paese. La relatrice è stata nei principali luoghi di produzione agricola d’Italia, compresa Saluzzo dove ha incontrato (tra gli altri) un esponente Caritas di “Saluzzo Migrante”.

In tutta franchezza la cosa ci rattrista e sconforta. Non crediamo infatti assolutamente che questo possa essere un quadro rappresentativo della nostra Saluzzo e del suo territorio limitrofo, e tantomeno della nostra Italia.

La permanenza nel nostro Paese di Hilal Elver ha avuto una durata di 11 giorni. In questo breve periodo è stata nel Lazio, in Lombardia, in Toscana, in Puglia, in Sicilia e in Piemonte. Un tour de force che ci appare quanto meno limitato rispetto alle esigenze critiche che una relazione di questo tipo ed importanza avrebbe richiesto.

Fratelli d’Italia del Saluzzese si schiera fortemente con tutti gli imprenditori onesti che vivono le campagne dei nostri territori e non riconosce come veritiera questa ricostruzione che quasi si permette di accostare la nostra realtà produttiva con quella dell’Alabama ai tempi della schiavitù nei campi di cotone.

I nostri produttori devono fare i conti con embarghi, crisi di mercato, frodi alimentari, etichette di prodotti lavorati non ancora sufficientemente chiare sulla provenienza della materia prima utilizzata, burocrazia a non finire, limitazioni all’uso dei pesticidi che rendono il prodotto Italiano e soprattutto quello piemontese molto più salubre, ma anche molto più deperibile della frutta e verdura degli altri Paesi (anche europei), concorrenti dove la frutta viene ancora trattata con prodotti oramai vietati da anni in Italia.

E ancora, una guerra del prezzo al ribasso dettata dalla grande distribuzione, un costo del lavoro agricolo tra i più alti d’Europa, un clima sempre più imprevedibile, i dazi, il nutri-score, nuove malattie e insetti che distruggono raccolti e piantagioni.

Questi sono solamente alcuni dei problemi che affliggono l’agricoltura di casa nostra. Pensiamo sia il momento di dire basta con la strumentalizzazione. Anziché tutelare un settore fondamentale per l’intera nazione, si condanna l’intera categoria con stupidi luoghi comuni che definiscono i nostri imprenditori come dei criminali, degli sfruttatori che non esitano ad inquinare pur di fare profitto, a sfruttare il prossimo senza umanità ed etica.

Paolo Radosta, Segretario della Sezione

Fratelli d’Italia del Saluzzese

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