I “quasi” psicologi: ministro, se ci sei batti un colpo

I “quasi” psicologi: ministro, se ci sei batti un colpo
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Siamo laureati in Psicologia e siamo in attesa dell’Esame di Stato: una prova che ci consente di affacciarci al mondo del lavoro, che ci permette di iscriverci all’Ordine e che arriva dopo 5 anni di università e un tirocinio di 1000 ore (gratuito) della durata di un anno.

L’esame si compone di 4 prove: 3 scritte e una orale distanziate tra loro, in quanto per accedere alla prova successiva, è necessario il superamento di quella precedente. Si tratta di un esame che non attesta realmente le capacità cliniche e diagnostiche dell’individuo, ma probabilmente più quelle mnemoniche in quanto saggia argomenti e tematiche sui quali gli studenti che hanno intrapreso questo percorso sono stati già ampiamente valutati durante gli anni universitari.

Inoltre, data la percentuale di bocciati, mette alla prova probabilmente anche la dose di fortuna che accompagna il candidato e sostiene, con la quota di iscrizione, le Università.

Il 16 giugno 2020 i “quasi psicologi” italiani avrebbero dovuto affrontare la prima prova, ma a seguito dell’emergenza sanitaria, invece di “scendere in campo” con i colleghi medici cui è stata concessa l’abilitazione, si è iniziato a discutere il loro futuro.

Un passo indietro. Il 25 marzo il Consiglio nazionale degli studenti universitari chiede al ministro dell’Università e della Ricerca, Gaetano Manfredi, di legiferare in merito agli esami di abilitazione alla professione. Nonostante un esame in presenza sembri insostenibile, nessuno si esprime in merito fino al 24 aprile, data in cui viene comunicato che l’esame sarà posticipato al 16 luglio. Viene in seguito specificato che si tratterà di un’unica prova orale telematica omnicomprensiva delle 4 della versione precedente, ma non vengono chiarite tempistiche, sistemi di valutazione e modalità.

Insomma, una prova la cui equità non può essere garantita in quanto si verranno a creare per forza disuguaglianze tra i candidati che, per sfortuna, iscrizione o ordine alfabetico, verranno esaminati nelle prime settimane, rispetto a quelli che li seguiranno. Un esame la cui unica certezza è che si svolgerà a distanza, ma dei criteri di valutazione, della durata e delle commissioni convocate non si hanno notizie.

Gli studenti, a questo punto, hanno richiesto che l’esame venisse tramutato nel riconoscimento del tirocinio professionalizzante, così come era stato fatto per i medici nel mese di marzo, forti dell’essere parte dal 2018 delle professioni sanitarie al pari dei colleghi già “in corsia”. In risposta a tale movimento è stato proposto un emendamento, ma a meno di 2 giorni dalla sua discussione in Senato, i medesimi senatori che lo avevano proposto e tramutato in ordine del giorno lo hanno ritirato.

Le Università nel frattempo pubblicano bandi specificando che, qualora la connessione internet dovesse riscontrare problemi, starà alla Commissione esaminatrice la volontà di un’eventuale bocciatura e si preoccupano di sottolineare che, in tale eventualità, la tassa d’iscrizione non verrà rimborsata.

Caro ministro, a un mese e poco più dal nostro esame gli interrogativi sono tanti, troppi, e l’unica risposta è un orale telematico che sappiamo quando inizia ma non quando finisce, che non prevede garanzie e tutele, che si concretizza in un investimento di tempo e denaro, che condiziona il nostro presente ma soprattutto il nostro futuro e che ci costa 500 euro e un salto nel buio.

L’Italia è l’unico Paese in cui sono presenti gli esami di abilitazione: altrove infatti, la laurea in Psicologia è abilitante. Ci siamo confrontati in questi mesi e la conclusione più ponderata di ciascuno è “peccato non sia andato all’estero a studiare”. Cara Italia, scusaci per questo scempio.

Il Codice deontologico degli psicologi, tra i vari principi, cita “l’obbligo di formazione continua”: dunque non è la voglia di studiare che ci manca. Ma il sentirsi ignorati dalle istituzioni che dovrebbero rappresentarci, minerebbe la motivazione di chiunque, anche la nostra, che per aver intrapreso questo percorso, doveva esser già particolarmente abbondante in partenza.

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