Il Bar che nacque con l’Italia Al “Roma” 160 anni di caffè DRONERO Il 17 maggio si festeggia il 65esimo anniversario della gestione Barbero

Il Bar che nacque con l’Italia Al “Roma” 160 anni di caffè DRONERO Il 17 maggio si festeggia il 65esimo anniversario della gestione Barbero
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Nel 1861, per celebrare l’Unità d’Italia, fu fondato nel cuore di Dronero il Bar Roma, che prendeva il nome altisonante della futura capitale. Un pezzo di storia recente della città è passato da quei locali, dalle campagne elettorali di Giovanni Giolitti (di cui si conserva ancora la tazza “ufficiale”), alla colazione di Nilla Pizzi, la voce protagonista delle prime edizioni del Festival di Sanremo ospite di un maxi-concerto in valle Maira.

LA FAMIGLIA BARBERO

La seconda vita del Bar Roma si avvia nel 1956: Teresio Barbero sposa Maria Degiovanni e qui organizza un frugale convivio. Lui era barbiere, lei sarta. Appena dopo le nozze decisero di cambiare mestiere e, insieme, lanciarsi nel mondo della ristorazione. Era l’Italia del Dopoguerra, nel pieno della fase di ricostruzione che fu preludio del boom economico.

Teresio Barbero era un tipo affabile, con la clientela ci sapeva fare. Intuì tra i primi il potenziale della televisione: investì tanto per affittare giganteschi schermi da ditte specializzate, per poter trasmettere i programmi culto del periodo, in primis “Lascia o raddoppia” di Mike Bongiorno. Allora i locali del centro erano anche un punto di riferimento per la caserma cittadina degli alpini, chiusa a inizio Anni ’90.

Poi esplode il tifo per il calcio, che diventa un fenomeno di massa: al Roma si insedia il quartier generale degli “ultrà” bianconeri che seguono tutte le partite di campionato e delle coppe europee della Juventus, mentre al dirimpettaio Caffè Teatro si radunano i supporters granata. La piazza a ogni partita, ma in modo particolare in occasione dei derby, si trasforma in un piccolo anello da stadio, tra bandiere, cori e tanti sfottò.

GLI ANNI DI EZIO

Nel 1984 un giovane Ezio, appena diplomato, decide di proseguire sulle orme dei genitori e rileva il bar dalla mamma (il padre era morto nei primi Anni ’70), investendo nel primo grande restyling (il secondo arriverà nel 2018). A distanza di 36 è ancora lui alla guida del Bar Roma.

Ezio “cavalca” la passione calcistica e partecipa al forte incremento della movida di fine ’80 / inizio ’90 trainata dal successo del discoclub dronerese Villino delle Rose e poi Merengue: il Roma resta comunque il ritrovo fisso, da mezza provincia, prima di fare tappa in birreria e chiudere la serata nella sala da ballo.

Sono gli anni in cui il titolare si lancia anche nel mondo delle corse da rally, sostenuto da tanti sponsor del territorio (lui fai il modesto e non conferma, ma alla prima stagione pare abbia vinto la categoria), prima di dedicarsi alla parte organizzativa del circuito, coadiuvando la gara in salita Dronero-Montemale (in collaborazione con il Team Supergara di Alba) e dando un contributo importante all’arrembante Valli Cuneesi, di concerto con lo Sport Rally Team del patron Piero Capello.

Il 17 maggio Ezio Barbero stapperà una bottiglia del miglior vino insieme agli amici di sempre: quel giorno cade il 65simo anniversario della gestione di famiglia… e il 160esimo dalla prima apertura: «Vorrei organizzare una festa grandiosa, ma le regole ci impongono molte restrizioni. Vediamo se quest’estate si apre uno spiraglio, altrimenti anche il prossimo. Voglio festeggiare questa incredibile storia, con tutti i clienti e le mie dipendenti, che sono l’anima del Bar Roma: Sara Rebuffo, Erika Targon, Martina e Sandra Lerda, Gigliola Strano, Desirée Conte… oltre a mia figlia Lucia, l’amore della mia vita. Studia Psicologia a Perugia, ma durante alcuni weekend e d’estate mi dà una grande mano», spiega il “patron”.

Qual è il segreto del successo del Roma?

«Mio padre dipingeva e suonava tromba, chitarra e mandolino, aveva dato vita nel locale a una sorta di “apericena ante litteram”. Mamma era una donna creativa, anima buona e razionale dell’azienda. Hanno sempre lasciato nel cliente il sapore di “casa e bottega”. Credo che il bar rifletta ancora il loro spirito innovativo, ma sostenibile e interclassista».

Sostenibile e interclassista?

«Sì, oltre alla dedizione al cliente e all’attenzione alle tendenze, dalla tv al calcio, dalle discoteche al Carnevale, abbiamo sempre cercato di essere un bar alla portata di tutti. Salvo i tifosi granata, negli anni di maggiore rivalità calcistica, ciascuno si è sempre sentiti da noi il benvenuto».

Il vostro moto?

«Non abbiamo clienti, serviamo solo amici. A raccontare questa filosofia è stato Diego Mariongiu nel suo album musicale “I ragazzi del Bar Roma”».

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