Il generale, Saluzzo e le lacrime di Rita

Il generale, Saluzzo e le lacrime di Rita
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Nei prossimi giorni la nostra città dedicherà finalmente un monumento a uno dei suoi figli più celebri: Carlo Alberto Dalla Chiesa.

Ricordo un giorno di tanti anni fa quando, agli albori della mia carriera giornalistica, negli studi Mediaset di Cologno Monzese, l’allora agente di sua figlia Rita, mi disse: «Mi senta bene, in questi giorni la Dalla Chiesa è molto provata, le concediamo comunque una intervista con lei a patto che non le chieda nulla di Fabrizio Frizzi perché, essendo particolarmente suscettibile, non vorrei che la facesse piangere». La coppia si era lasciata da poco e la conduttrice era ancora molto scossa.

Come avrei potuto farle un torto simile? Non sono un avvoltoio come certi miei colleghi senza scrupoli.

Così accetto, prometto solennemente che dagli occhi di Rita non sgorgherà nemmeno una lacrima, ed entro nel suo camerino.

La porta rimane socchiusa e lui, fiducioso nella mia promessa, resta fuori per non disturbarci, ma con l’occhio vigile a fare capolino dalla feritoia.

Peccato che per rompere il ghiaccio con Rita, ho la bella idea di parlarle un po’ di me: «Sa, io vengo da Saluzzo».

E vai! RIta Dalla Chiesa, fragile più che mai, si scioglie in un pianto a dirotto e inizia a singhiozzare come presa da una crisi d’asma.

Il manager butta l’occhio nel camerino e mi fulmina con lo sguardo. Probabilmente credeva che le avessi chiesto delle sue pene d’amore, ma io in realtà avevo tenuto fede alla mia promessa.

Comunque, il manager non mi diede il tempo di spiegare e mi mise subito alla porta. Ma le poche battute scambiate con Rita bastarono per farmi capire il profondo legame di lei con quel padre volato in cielo troppo presto, e della famiglia Dalla Chiesa con la nostra città.

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