Il misterioso lamprè nei fontanili di Vigone

Il misterioso lamprè nei fontanili di Vigone
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All'inizio del terzo millennio a Vigone, si è pensato di mettere mano ai fontanili, per ridare loro spazio e recuperarli alle antiche funzioni. I promotori dell'iniziativa del recupero sono stati i ragazzi delle scuole elementari e medie, con i loro insegnanti, insieme ai pescatori e a qualche amante della natura.

La richiesta del riutilizzo dei fontanili non è partita, infatti, come all'epoca degli scavi che hanno bonificato il nostro territorio, dalle necessità di sopravvivenza di popolazioni affamate, ma da un minuzioso studio dell'ambiente per avere una base d'interpretazione della situazione attuale.

In questo percorso, le indagini su flora e fauna hanno costituito una delle chiavi principali. Ci soffermiamo sulla fauna perché la specie sicuramente più rappresentativa del territorio di Vigone è la lampreda padana, in dialetto “lamprè”. Le lamprede possono essere considerate dei veri e propri fossili viventi in quanto non sono pesci veri e propri ma appartengono alla Classe dei Ciclostomi, ultimi rappresentanti viventi del gruppo degli Agnati, vertebrati acquatici antichissimi ancora privi di mandibole articolate. Questo misterioso animale, un tempo molto abbondante ed attivamente ricercato per la bontà delle sue carni, risulta oggigiorno in continua rarefazione, a causa della progressiva alterazione dei corsi d'acqua, e trova in alcuni fontanili di Vigone uno dei pochi siti ancora idonei alla sua sopravvivenza.

La prelibatezza delle lamprede piemontesi era tale che lo stesso Napoleone I, avendole assaggiate durante la sua prima venuta a Torino nel novembre 1797, ordinò ai cuochi imperiali di «tenere sempre provvista di lamprede all'uso torinese» la mensa della capitale dell'Impero.

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