«Il nostro lavoro in ospedale ora è ancora più importante» Paola Racca lavora per l’impresa di pulizie

«Il nostro lavoro in ospedale ora è ancora più importante» Paola Racca lavora per l’impresa di pulizie
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Nelle corsie degli ospedali, di fianco ai medici, gli infermieri e agli operatori sanitari, a combattere contro il coronavirus, si schierano anche gli addetti delle imprese di pulizie, che svolgono giornalmente l’importante ruolo di sanificare e disinfettare i reparti. L’ospedale di Saluzzo, dove un intero reparto è destinato ai malati Covid, fa sì che il ruolo di questi lavoratori sia di primaria importanza.

Paola Racca lavora da 14 anni nel nosocomio cittadino per l’impresa di pulizie Elior che ne detiene l’appalto.

Lavorate in sicurezza?

«Sì. Ci sono stati dati tutti i dispositivi di protezione individuale che utilizza il personale sanitario. Dalle mascherine ffp2, ai guanti monouso, alle visiere, fino alle apposite tute. Puliamo e sanifichiamo tutti i reparti che ospitano i pazienti meno gravi, oltre al pronto soccorso e la rianimazione assieme a quelle che erano le sale operatorie che adesso sono state adibite anche loro per la rianimazione».

Come è cambiato il vostro lavoro da quando in ospedale è stato creato il reparto per il coronavirus?

«Io e le mie colleghe abbiamo avuto qualche attimo di paura. Ma è passata in fretta appena ci siamo rese conto che il nostro lavoro era ancora più importante di prima. Abbiano dovuto imparare a “bardarci” anche noi come medici e infermieri. Questa emergenza ci ha unite molto di più anche dal punto di vista personale. Tra di noi adeso c’è più collaborazione di prima».

Com’è il rapporto con i pazienti?

«Dopo tanti anni di lavoro credevo di essermi “abituata” a vedere i pazienti che stavano male; io ho sempre pulito le sale di rianimazione e quindi ne ho visti tanti. Ma guardando coloro che sono intubati, perché non riescono a respirare autonomamente, sembra impossibile che un virus possa ridurre così le persone. Spero davvero, come tutti d’altronde, che si possa trovare presto una cura o un vaccino per debellarlo. E tornare tutti a una vita normale».

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