Il Piemonte riparte, ma solo a metà Scuole chiuse, è ancora emergenza
Il Piemonte vuole ripartire, ma non può. Il via libera a tutte le attività, auspicato dal governatore Alberto Cirio fino a sabato scorso, non è arrivato. E lunedì il presidente del Piemonte ha dovuto anche incassare lo stop all’attività scolastica per un’altra settimana.
Chi pensava che il coronavirus fosse ormai alle spalle si sbagliava. Così, anche se in provincia di Cuneo non ci sono casi conclamati, si resta nel regime di massima prudenza. Gli effetti però iniziano a farsi sentire. Dopo un paio di giorni di psicosi allo stato puro, con corsa agli acquisti nei supermercati lunedì e martedì scorso, raffiche di telefonate ai servizi sanitari e boom di chiusure di ogni tipo di attività, dai campetti da calcio agli uffici pubblici, la situazione si stava normalizzando nel corso della settimana, nella certezza che, presto, l’allarme sarebbe rientrato.
Il clima di incertezza non aiuta però le migliaia di famiglie saluzzesi alle prese con un’organizzazione della vita quotidiana difficile da configurare. L’aspetto più difficile resta la gestione dei figli. Con scuole e babyparking chiusi ci si deve affidare ai nonni oppure ricorrere a ferie forzate o altri escamotage.
La paura del contagio resta alta, di fronte agli ospedali fanno bella mostra di sé le tende della Protezione civile, parrucchieri e uffici lavorano con le mascherine a portata di mano. In treno ci si sposta solo restando a debita distanza gli uni dagli altri e i pullman sono mezzi vuoti.
Riaperti da lunedì cinema, palestre, società sportive, anche se l’utilizzo degli spogliatoi e delle docce non è consentito ovunque e a chi frequenta gli impianti è viene chiesto di portarsi la bottiglietta d’acqua da casa per uso personale.
Dopo il boom di vendite ad inizio settimana scorsa, i supermercati stanno subendo un calo d’affari. Restano però introvabili, o quasi, le mascherine, i gel igienizzanti e i prodotti a base di candeggina.
Si vive insomma ancora alla giornata, tra chi evita contatti con altre persone e chi cerca di tornare alla normalità, pur tra mille difficoltà.
Medici e personale ospedaliero sono costretti a tour de force e lavoro extra. In compenso sono calati i passaggi al pronto soccorso, dove ci si presenta solo in caso di “vera” necessità.
Mentre in Italia continua a crescere il numero dei contagi da coronavirus, il sistema Piemonte sembra aver finora contenuto bene l’epidemia, ma il diffondersi dell’influenza nel resto d’Europa non lancia certo segnali positivi.
Fare previsioni (il governo regionale ne sa qualcosa) diventa a questo punto difficile e occorrerà attendere il fine settimana per sapere se dal 9 marzo si potrà, davvero, tornare alla routine quotidiana.