Il Tar boccia il ricorso Sipre
«Il ricorso è infondato». Sull’annosa questione della centralina di Pian della Regina il Tar del Piemonte ha respinto il ricorso della Sipre di Gabriele Genre avverso all’ordinanza di «demolizione e rimozione delle opere abusive difformi dal progetto» realizzate con la costruzione di una captazione d'acqua a Pian Fiorenza.
La Sipre aveva lamentato la «violazione e falsa applicazione dell’articolo 35 del Dpr 380/2001» nonché «un eccesso di potere per erronea valutazione dei presupposti di diritto, travisamento dei fatti ed irrazionalità dell’azione amministrativa».
Scrive testualmente il Tar: «Dagli atti emerge che non risulta controversa la presenza di opere realizzate in difformità a quelle assentite e che gli abusi ricadano su terreno demaniale. Il provvedimento impugnato, che ordina la demolizione di tali manufatti e la rimessione in pristino dei luoghi, trova la propria giustificazione nella peculiare gravità della condotta sanzionata, che riguarda la costruzione di opere abusive su suoli pubblici. A ciò consegue, fra l'altro, che la norma non lascia all'ente locale alcun spazio per valutazioni discrezionali, una volta accertata la realizzazione di interventi eseguiti in assenza o in totale difformità del permesso di costruire su suoli demaniali, che impone di ordinarne la demolizione».
La Sipre aveva anche sostenuto che il provvedimento violasse il citato articolo 35 in quanto emanato sulla base di presupposti normativi inesistenti. «Le argomentazioni di parte ricorrente non colgono nel segno», chiosa il Tar. Che rileva anche che «qualora sia accertata la realizzazione di interventi in assenza di permesso di costruire, in totale o parziale difformità dal medesimo, su suoli del demanio o del patrimonio dello Stato o di enti pubblici» non possono che essere demoliti ed i luoghi ripristinati così come in origine. Genre ha invece la convinzione che potrebbe bastare la demolizione della parte abusiva e non già dell’intero manufatto.
Il Tar scrive anche che la demolizione dovrà essere eseguita direttamente «a cura del Comune a spese del responsabile dell'abuso». Per la Sipre anche la condanna «al pagamento delle spese di lite in favore del Comune di Crissolo che liquida in euro 2.000 oltre gli oneri di legge».
Paolo Bottasso, legale saluzzese della Sipre, rigetta la definizione di “sentenza pesante”, e annuncia quelle che saranno le prossime mosse dei suoi assistiti: «Ricorreremo al Consiglio di Stato. Abbiamo sempre riconosciuto l’abuso, ma il Tar non ha risposto a una nostra domanda fondamentale: la Sipre aveva ottenuto le dovute autorizzazioni circa la disponibilità del terreno sul quale oggi sorge la captazione. Perché oggi ci viene rifiutata la possibilità di sanare la parte abusiva? Sta tutto in questa domanda il motivo del nostro ricorso».