Il tema dell’accoglienza turistica accomuna le valli po e infernotto: ecco i progetti in pista La “Porta” del Monviso costa cara

Il tema dell’accoglienza turistica accomuna le valli po e infernotto: ecco i progetti in pista La “Porta” del Monviso costa cara
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Polemicamente assente il vicepresidente Fabrizio Re, la giunta dell’Unione Montana del Monviso ha approvato in linea tecnica - con i voti favorevoli dei quattro soli presenti - il progetto definitivo per il recupero dell’ex Convitto Alpino” finalizzato a trasformare la struttura in Porta di Valle annunciata già questo inizio estate e poi rimasta al palo.

La realizzazione della “Porta di Valle”, concepita come centro multiservizi e conseguente punto di riferimento per l’accoglienza dei turisti, nonché vetrina del territorio di riferimento, rientra nel progetto “Alcotra Piter Terres Monviso” che ne prevede 7 sul territorio che va dalla valle Stura all’Infernotto. L’Unione del Monviso ha individuato come sua sede l’immobile un tempo destinato a Convitto Alpino e a tal fine ha stipulato un contratto di comodato d’uso con il Consorzio Bim del Po che ne è proprietario,

Il Politecnico di Torino ha realizzato lo studio relativo alla “rifunzionalizzazione” dell’edificio e delle confinanti aree pertinenziali del medesimo e della sede dell’Unione Montana. Uno studio costato circa 23 mila euro, in cui viene evidenziato che «la riqualificazione degli spazi aperti della Porta di Valle assumerebbe un’importanza pari se non addirittura superiore a quella degli interni, essendo attualmente l’outdoor e il rispetto ambientale in vetta alle richieste del mercato del turismo. Il progetto ne prevede il loro recupero, ripensati come luogo di aggregazione e incontro, come zona pubblica all’aperto, come luogo di sosta, ricreativo e informativo e ad area verde, ad eccezione dei percorsi pedonali e accessi carrabili funzionali ai due edifici che verranno ripensati e arricchiti con la messa a dimora di alberi e siepi per delimitarne i percorsi».

La grande area verde così ottenuta verrà infine attrezzata, secondo gli intenti progettuali, con panchine, giochi per bambini, un frutteto didattico dedicato alle specie autoctone e altro ancora.

Venuta meno l’assegnazione di un contributo regionale, l’Unione Montana si è impegnata a fare fronte con proprie risorse (ci sono 120 mila euro di avanzo di amministrazione) per contribuire alla realizzazione dell’intervento per la parte non coperta. Il costo dell’intero recupero è di 2 milioni di euro.

La domanda che in più d’uno all’interno della stessa Unione si pongono è: vale la pena dare fondo all’avanzo d’amministrazione per mettere a posto una parte dell’edificio senza sapere se ci saranno risorse a disposizione per completare il progetto? Non c’è il rischio di creare l’ennesima cattedrale del deserto?

Temi sui quali è chiamato a riflettere il presidente dell’Unione, Emidio Meirone, assieme alla sua squadra. Con Meirone i più accesi sostenitori dell’iniziativa sono i sindaci di Paesana, Emanuele Vaudano, e di Ostana, Silvia Rovere, anche per lasciare traccia tangibile del loro operato con quella che in sede locale potrebbe definirsi una “grande opera”.

Resta il fatto che sulla Porta di Valle l’ente guidato da Meirone deve sciogliere il nodo sulle modalità di copertura delle spesa, mantenendo i conti in equilibrio. Sono gli interrogativi che si pone anche il Bacino Imbrifero Montano del Po, al momento fermo su una posizione di buonsenso che dice: «O ci sono fondi per l’intero progetto, o non lo si inizia nemmeno».

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