Il vescovo Bodo: «La diocesi che vorrei»
Uscire dalle chiese per riportare la comunità, soprattutto i giovani, verso la Chiesa.
Il vescovo di Saluzzo Cristiano Bodo traccia la linea guida nella nuova lettera pastorale “Fraternità contemplativa”, presentata e discussa all’interno del convegno diocesano, venerdì scorso in cattedrale.
Un documento scritto con la collaborazione dei monaci di Pra ‘d Mill e delle suore Romite di Revello.
Bodo affronta temi delicati: la crisi della vocazioni, il calo di partecipazione alla messa e alle altre attività religiose, ancor più appesantito dalla recente emergenza sanitaria.
Il vescovo dispone una serie di linee guida per le singole parrocchie, volte a un nuovo coinvolgimento della comunità. Il vescovo sottolinea: «Deve esserci un referente per ogni attività pastorale della parrocchia: catechesi, oratorio, giovani, Caritas, formazione per le famiglie, aspetto liturgico, l’amministrazione parrocchiale, cori. Ogni referente sarà parte integrante del consiglio pastorale parrocchiale».
Oratori e catechismo avranno infine una maggiore attenzione: «Vogliamo guardare, con particolare scrupolo alle fasce dalla preadolescenza alla maturità. In modo più attento vogliamo puntare sugli educatori, identificando in ogni zona pastorale un gruppo di sacerdoti, religiose e laici, capaci di farsi carico di un lavoro metodico, continuativo e serio con i giovani».
Il vescovo, fin dal suo arrivo in città, nel 2017, ha messo mano alla geografia parrocchiale, costruendo le comunità sacerdotali, raggruppando i parroci per offrire un miglior servizio alle singole comunità.
Ora pone nuovi interrogativi: «Vogliamo una Chiesa che non sia chiusa e che in concreto, sia capace di “mandare” operai dove ci sono messi mature». Bodo chiede di «guardare alle nuove generazioni, lavorare vigorosamente con i giovani e per i giovani, prevedere il più possibile la partecipazione dell’intera comunità alle attività della diocesi».
E aggiunge: «Siamo ancora una Chiesa che guarda alle nuove generazioni e una Chiesa capace di cogliere al volo i germi di profezia per lavorare vigorosamente con i giovani e per i giovani? Sono alcuni interrogativi a cui vorremmo dare risposta, attraverso una rinnovata evangelizzazione nella parrocchia, nelle fraternità pastorali, nei gruppi con gli adulti, con le famiglie e con i giovani, attraverso un metodo pastorale che ci solleciti costantemente ad operare scelte concrete e testimonianti i gesti del “buon Samaritano”, curvo sulle ferite di chi si trova ai bordi della strada».