In laboratorio le ossa umane trovate a Rucas I carabinieri cercano altre prove in alpeggio

In laboratorio le ossa umane trovate a Rucas I carabinieri cercano altre prove in alpeggio
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Sono ossa umane quelle ritrovate da un pastore sopra le cave di Rucas, a Montoso di Bagnolo, a metà della scorsa settimana. Di dimensioni troppo piccole e in quantità troppo ridotta per dare una significativa svolta alle indagini.

Per questo il soccorso alpino e i carabinieri, approfittando delle buone condizioni climatiche, lunedì e martedì hanno setacciato palmo a palmo la zona di alpeggio dove è stata effettuata la macabra scoperta, sperando di trovare altri reperti. Ossa sì, ma anche altre parti dure del corpo (che resistono alle intemperie) come denti, e poi impronte, oggetti, pezzi di stoffa. Tracce che sarebbero fondamentali per dare un nome alla persona che ha perso la vita ai circa 2000 metri di Comba Rumella.

Il pensiero è subito andato a Renato Beitone, il margaro paesanese scomparso un anno fa sulle alture della valle Po. I carabinieri hanno avvertito immediatamente la famiglia. Ma, a chi conosceva Beitone, viste le sue condizioni psicofisiche, pare difficile immaginare uno spostamento di tale portata. Un percorso di oltre 6 chilometri, pieno di pendii e passaggi accidentati, difficili per uno scalatore, figuriamoci per un uomo di 65 anni, che soffriva di disturbi cardiaci. A parziale conferma di questa ipotesi, ci sarebbe l’avvistamento di Lady, la fedele meticcia bianca e nera che non abbandonava mai il margaro, rientrata 47 giorni dopo la scomparsa del padrone. Una donna di Bagnolo è certa di averla vista in località Galiverga, in prossimità delle cave di pietra di Luserna.

È lo stesso figlio Dario, però, considerando il tragitto che avrebbe dovuto compiere il padre dal Vallone di Paesana al confine con la valle Pellice, a ritenere poco plausibile questa ipotesi.

Abbiamo sentito il comandante della compagnia di Saluzzo Giuseppe Beltempo che coordina le indagini. Capitano, qualche idea sulle ossa ritrovate a Rucas?

«I reperti rinvenuti sono oggetto di analisi da parte dei nostri laboratori scientifici: ci permetteranno di avere, si spera, un quadro più preciso».

Si ha, anche solo a spanne, un’idea temporale? Quando potrebbe essere morta la persona in questione? Era un uomo o una donna? «I resti ritrovati - osserva il capitano - non solo tali, per ora, da darci informazioni certe riguardo al tempo di esposizione all’aperto o al sesso della vittima: attendiamo dalle analisi, che richiederanno diversi giorni, qualche elemento in più. Intanto cerchiamo nuovi indizi, perché è probabile che, lì attorno, l’ambiente abbia ancora qualcosa da dirci».

Si sa che, oltre al margaro di Paesana, esistono altre segnalazioni di persone scomparse a cui poter ricondurre il ritrovamento. Spiega Beltempo: «Abbiamo riaperto i faldoni delle denunce di dispersi nella zona. Non ho abbastanza elementi per rispondere ma, a una prima verifica, sembra difficile poter trovare una corrispondenza tra quelle ossa e persone di cui, di recente, non si è più avuta notizia».

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