In questo 25 aprile “ridotto”, il ricordo di un testimone della Resistenza Edelweiss, il partigiano non-violento che ha segnato la storia di Verzuolo

In questo 25 aprile “ridotto”, il ricordo di un testimone della Resistenza Edelweiss, il partigiano non-violento che ha segnato la storia di Verzuolo
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«Siate tutti concordi, partecipi delle gioie e dei dolori degli altri, animati da affetto fraterno, misericordiosi e umili. Non rendete male per male né ingiuria per ingiuria, ma rispondete augurando il bene».

Con queste parole della prima lettera di San Pietro Apostolo, richiamate durante il funerale, vogliamo ricordare, nei giorni della festa della Liberazione, Angelo Boero, classe 1922, uno degli esponenti più autorevoli della Resistenza saluzzese di matrice cristiana, scomparso il 7 ottobre 2018.

La sua personalità è rimasta ancorata a valori ed ideali che lo hanno accompagnato per tutta la sua lunga esistenza. Una fede semplice e robusta, la sua, mai ostentata, con cui superare i momenti difficili della vita unita ad una forte determinazione e volontà nel portare avanti i valori civili e le proprie scelte, il coraggio instancabile nel prodigarsi per gli altri.

Di origini verzuolesi, figlio di un fabbro ferraio, Angelo aveva vissuto in un contesto sereno fino allo scoppio della II guerra mondiale, dopo aver imparato il mestiere dal padre ed essersi formato in parrocchia e nelle file dell’Azione Cattolica.

Allo scoppio del conflitto, faceva il “bocia” in officina. Alternava il lavoro alla sua grande passione: la montagna. La svolta della sua vita è arrivata dopo l’8 settembre 1943, con l’armistizio, lo sbandamento del nostro esercito e l’occupazione tedesca. Il giovane Angelo è rimasto profondamente colpito dal comportamento delle milizie nazi-fasciste, e ha deciso di salire in montagna unendosi alla prima banda partigiana nel vallone di Valmala, in borgata Ciastralet, proprio sotto il santuario.

Il messaggio di Boero, che aveva assunto il nome di battaglia di Edelweiss, è ancora oggi di grande attualità.

Edelweiss non è mai stato protagonista di vere e proprie azioni militari, essendo lui un coerente assertore della lotta nonviolenta. Il gruppo di giovani di cui faceva parte - il Distaccamento garibaldino Giambone - continuava ad avere come punto di riferimento il curato della parrocchia di Santa Maria di Verzuolo, don Angelo Demaria. Angelo-Edelweiss recuperava le armi e si occupava dell’approvvigionamento delle formazioni partigiane.

«Io non avevo l’indole di sparare e se l’ho fatto è stato sempre e soltanto per legittima difesa», ha detto in una delle poche interviste rilasciate a decenni dalla conclusione della guerra.

Il suo gruppo di partigiani, confluito nella 181ª Brigata Garibaldi comandata da Ernesto Casavecchia, come noto è stata annientata nell’eccidio del 6 marzo 1945, al santuario di Valmala. Angelo fu uno dei due soli sopravvissuti.

Con l’assoluta certezza di essere stato “miracolato” dalla Madonna della Misericordia, Boero ha continuato a perseguire quegli ideali che lo avevano animato negli anni del conflitto, tuffandosi nell’impegno politico e sociale subito dopo la Liberazione.

Proprio perché aveva imparato un mestiere dal padre e per la sua attenzione verso i giovani più svantaggiati, come quelli che provenivano dalle vallate saluzzesi, ha poi avuto un ruolo determinante nell’istituzione del Centro di formazione professionale di Verzuolo, fondato nel 1954 e oggi integrato all’Afp (Azienda formazione professionale) di Dronero.

Nel contempo, si è dedicato alla vita amministrativa del suo paese, Verzuolo, di cui è stato sindaco, eletto nelle file della Democrazia Cristiana, dal 1965 al 1970.

Rinvigorendo la mai smarrita passione per la vette, montagna, da valente alpinista, insieme agli amici Ernesto Bano e Michele Riva, ha aperto nuove vie nel gruppo del Monviso. E per tanti anni è stato attivo, in prima fila, nel Soccorso Alpino.

Con la sua morte, a 96 anni, si è spento un testimone oculare di eventi cruciali per il nostro territorio e la nostra storia ma, allo stesso tempo, gli ideali, che lo hanno animato per tutta la sua vita, e l’impegno costante per il prossimo, continuano a rivivere nei ricordi dei suoi concittadini, e nei luoghi che sono stati a lui dedicati, come il salone polivalente dell’oratorio San Filippo a Verzuolo.

La città di Saluzzo, proprio in virtù di questa sua testimonianza, gli ha conferito la cittadinanza onoraria nel luglio del 2015, con l’intervento del governatore del Piemonte Sergio Chiamparino.

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