Jfuiaso Verzuolo, due testamenti per l’eredità di Lucia La segnalazione dei parroci fa partire l’inchiesta

Jfuiaso Verzuolo, due testamenti per l’eredità di Lucia La segnalazione dei parroci fa partire l’inchiesta
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Finirà probabilmente in tribunale la diatriba per l’eredità della signora Lucia, ospite della casa di riposo di Verzuolo, mancata nel 2020 all’età di 94 anni. Si tratta di poche migliaia di euro depositate sul conto corrente, ma c’è un piccolo tesoretto in obbligazioni, che ammonta a circa 80 mila euro.

Lucia avrebbe voluto lasciare tutti i propri averi alla parrocchia di Verzuolo. Lo aveva scritto nero su bianco in un testamento datato 2014. Eppure in un secondo documento olografico, datato 2018, il destinatario dei beni risulta essere il nipote dell’uomo sposato da questa in seconde nozze, un quarantatreenne di Druento (Torino).

La vedova, dopo la morte del secondo marito, aveva deciso di trascorrere gli ultimi anni in ospizio. A Verzuolo si trovava bene, aveva molti amici tra gli ospiti della residenza per anziani. Devota alla chiesa, aveva nei parroci don Marco Testa e, successivamente, don Marco Gallo, i suoi confidenti. A loro aveva dichiarato, più volte, di voler lasciare ciò che possedeva alla parrocchia verzuolese di Santa Maria della Scala.

Dopo il decesso, il parroco aveva contattato la banca e si era presentato con le carte testamentarie. Il denaro però non c’era più. Solo allora è venuta alla luce l’esistenza di una seconda copia del testamento. Tutto è stato quindi incassato dall’unico parente della donna, che era anche stato il suo amministratore di sostegno ma che la donna aveva respinto, chiedendone la revoca.

Una volta appurata l’esistenza di due testamenti in contraddizione tra loro, è stato chiesto un chiarimento da parte della parrocchia. Ma i fatti hanno preso un’altra piega: la Procura di Torino ha aperto un’indagine sul caso, affidandola al pm Giulia Marchetti. Il conto del nipote è stato “congelato” in attesa delle perizie sui testamenti. Dalle prime indiscrezioni sull’indagine emerge che le grafie sui due documenti sono completamente differenti: una scritta in stampatello, con tratto incerto, la seconda in corsivo, lineare e fluente. Da qui l’ipotesi che possa essere stato il nipote ad aver scritto di proprio pugno il secondo documento, quello del 2018, per poter mettere le mani sui beni dell’anziana.

L’uomo è indagato per falsità in testamento olografo e la Guardia di Finanza ha effettuato un sequestro preventivo del suo conto corrente. Saranno le indagini a chiarire la verità dei fatti. È difeso dall’avvocato Gabriella Relladi Torino.

A rappresentare la parrocchia sono gli avvocati Benedetta e Chiaffredo Peirone.

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