L’architetto paolo bovo ricorda l’amico e collega che rivoluzionò lo stile alpino Maurino, il “corsaro” del Monviso che cercava l’equilibrio con la natura

L’architetto paolo bovo ricorda l’amico e collega che rivoluzionò lo stile alpino Maurino, il “corsaro” del Monviso che cercava l’equilibrio con la natura
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Lo scorso sabato 24 ottobre moriva Renato Maurino. L’architetto della montagna definito ”corsaro” era nato 86 anni fa a Crissolo, ma viveva da tempo a Ostana, in una grande baita ristrutturata con affaccio sulla maestosità del Monviso. Maurino fu pioniere di un certo modo di pensare l’architettura, calando l’edilizia nel contesto ambientale in cui opera.

A pochi giorni dalla scomaprsa, Paolo Bovo, architetto saluzzese, traccia il ricordo di quello che fu un collega, e un grande amico.

Conoscere, osservare, tradurre con la sensibilità del disegno un mondo materiale per poi, dove necessario, riabilitare, integrare, progettare. Ricercare e operare, uscendo anche dai confini, non avendo paura di affermare il proprio intento anche se alle volte non pienamente compreso. Mettere in pratica lo studio delle proporzioni alla ricerca dell’armonia, da perseguire in ogni modo con l’impegno e la discrezione.

Combattere la contraddizione e la contrapposizione fine a se stessa, considerando che ciò che facciamo temporaneamente nella nostra esistenza, promuovere progettare e realizzare, deve abbracciare inesauribile la qualità della vita, per l’uomo, per la natura e per l’ambiente.

Con queste parole voglio ricordare l’amico e architetto Renato Maurino a pochi giorni dalla sua scomparsa, per la sua ambizione, che era quella di essere un uomo e un architetto. L’intero della professione, critico sulla evoluzione della stessa architettura e con lo spirito di chi voleva operare ed essere uomo di azione.

Con la voglia di indagare, di costruire, di mettere in pratica lo studio e la regola, il metodo e la soluzione più semplice e ordinata, equilibrata laddove il progetto, per l’appunto, diventava il frutto di questi misurati pensieri.

La geometria sempre rigorosa ha diretto il suo disegno, strutturato e fatto, cresciuto per non essere scontato, supportato da regole precise perché finalizzato a raggiungere l’equilibrio della consonanza.

Il rigore della composizione e dell’innovazione adottato nel recupero, anche quando diventava ricostruzione del preesistente, ha affermato il suo principio: un motivo guida di indirizzo, per rigenerare l’esistente nel rispetto e con un design applicato.

Un combattente lo hanno definito, un “corsaro” pronto a battersi contro l’incoerenza e che poneva confronto costante fra il percorso dell’esistenza e l’azione, osservando proprio come questo confronto deve rispondere inesauribile alla ricerca della qualità della vita, per l’uomo, per la natura e per l’ambiente. Una visione del cosmo e della qualità che sembrerebbe proprio tutta della attualità.

Renato Maurino ci ha lasciato una testimonianza di questo suo percorso nei fatti e nell’esperienza, nella sua attività di promozione della vita e dell’architettura, dell’architettura di montagna, perché intenzionalmente le ha vissute appunto come frutto di un pensiero misurato.

In questo suo tracciato trovo ragione della sua tenacia e del sarcasmo con il quale affermava che “le idee contano, ci servono e sono realmente utili e non ne possiamo fare a meno”. A rigor di logica perché sono quelle che dovrebbero condurre la nostra esistenza, e così il luogo ove viviamo, al processo creativo che genera l’armonia, nel caso suo perché così prioritariamente vissuta, ad affermare il valore unico che ha generato la storia, la cultura e l’architettura dei luoghi di montagna.

Ostana in parte porta questo suo contributo. Dico solo in parte perché risponde ad un percorso che se ha avuto una chiara genesi ad un tratto forse si è interrotto, per accompagnare un suo nuovo governo diretto soprattutto ad affermare una enfasi evolutiva. Oggi alla luce delle circostanze questo processo potrebbe sembrare ancor più interrotto.

Scrivendo queste riflessioni, a lungo condivise con Maurino, tuttavia mi sono persuaso che vale la pena di richiamare questo suo sforzo costante, di cui rimane la testimonianza sincera e viva dei fatti e dell’esperienza, della sua ambizione e delle sue attività che si possono rigenerare. Il progetto di architettura e di vita che ha inseguito può essere di fatto completato e continuato, sempre che l’intenzione non debba essere smentita a favore di qualcuno o ancor peggio della retorica, che balza fuori dalle pagine della storia perché priva di leale spontaneità.

Questo progetto deve infatti proseguire nel futuro perché ineluttabile è il motivo della ricerca che la società ha il compito di portare avanti, di cercare nella misura accurata, il legame naturale che unisce in sintonia uomo e ambiente.

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