L’export dei mirtilli parla sempre inglese

L’export dei mirtilli parla sempre inglese
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La richiesta di mirtilli c’è stata e la qualità del prodotto piemontese è risultata quasi sempre all’altezza della domanda. A detta di alcuni operatori del Saluzzese, si tratta di una delle qualità migliori degli ultimi anni». Rispetto allo scorso anno, le rese sono leggermente inferiori. Ciò si deve probabilmente a un inverno anomalo, più caldo del normale, e alle successive ondate di maltempo.

La varietà principale e più richiesta è risultata la Duke, che si contraddistingue per un gusto molto dolce, una buona pezzatura e un'ottima shelf life. Inoltre, questo mirtillo arriva a maturazione in un periodo in cui la Spagna è al termine della sua stagione e la Polonia non ha ancora cominciato, quindi consente di riempire il gap di mercato che si viene a creare.

Il principale Paese di destinazione dei nostri mirtilli è stato ancora una volta il Regno Unito - senza particolari contraccolpi per la vicenda Brexit - dove si dirige il 60% circa del prodotto e i prezzi continuano a essere trattati in euro. Il rimanente 40% si divide tra Italia, Germania, Svizzera.

La ripartizione in Piemonte delle superfici in produzione vede al primo posto la provincia di Cuneo (l’80% nel 2019). Nello stesso periodo la produzione si è estesa da 5 a 7 province del Piemonte, con Torino che rimane al secondo posto con il 13% degli ettari.

Circa i prezzi, non è possibile fornire cifre precise, anche perché dipendono troppo dal periodo e della qualità. Volendo dare una forbice di massima - come da un resoconto di Crisitano Riciputi su Fresh Plaza del 15 ottobre -, si potrebbero indicare dai 5-6 ai 12 euro/kg nell'arco dell’intera stagione produttiva.

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