L’export di oltremare punto di forza dei nostri produttori Mela, le nuove tendenze italiane e mondiali 2021 gwejhg ljvwklajk
Tra i primi cinque produttori a livello mondiale, fra i primi tre Paesi esportatori con Usa e Cina, e dall’alto di una qualità indiscussa, l’Italia delle mele teme pochi confronti. Un trend sostenuto dalla crescente differenziazione varietale e da una spinta all’innovazione che anche in questo comparto garantiscono un ruolo da protagonista al Made in Italy.
La conferma viene dal sondaggio “Italian Apples 2021” che il sito specializzato del Corriere Ortofrutticolo ha dedicato alla mela italiana, rivolgendosi ai buyer esteri.
Le risposte alla domanda sulla quota delle esportazioni, rispetto alla produzione totale delle singole aziende, sono emblematiche: l’export ha una media del 56% sulla produzione complessiva delle aziende considerate, confermando l’importanza dei mercati esteri per la produzione melicola italiana.
GRANDI ESPORTATORI
Ci sono aziende con punte di export dell’80 per cento e più, come nel caso di due big della frutta saluzzesi, quali i gruppi Rivoira e Gullino. Il colosso Vog esporta la ragguardevole quota del 65% della sua produzione totale. Anche Lagnasco Group supera il 60% di quota export. Un numero ragguardevole di aziende esporta poco più o poco meno del 50%. Alegra scende al 30%, ma perché ha una sufficiente remunerazione sul mercato italiano.
Circa i Paesi esteri di riferimento dell’export il sondaggio conferma la tradizionale leadership del mercato tedesco, che tuttavia non ha più la centralità di un tempo e per nessuna azienda ormai è un riferimento esclusivo. Anzi, ormai per ogni singola azienda, i mercati di destinazione sono molto differenziati. Subito dopo la Germania viene la Scandinavia, che insieme al Regno Unito è particolarmente interessante per gli esportatori di mele biologiche. La terza destinazione europea è la Spagna.
EUROPA MENO ATTRATTIVA
Ma ciò che emerge con forza dal sondaggio è l’importanza dei mercati esterni all’Unione Europea. Alcuni esportatori hanno quasi completamente abbandonato il mercato europeo. Crescono le destinazioni del Medio Oriente, a partire dall’Arabia Saudita, così come quelle dell’America Latina, a partire dal Brasile. L’India è un mercato difficile ma importante. L’Estremo Oriente nella campagna 2020-21 è ancora una destinazione minore anche se si incontrano mercati interessanti in Thailandia, Taiwan e Vietnam. Ulteriori sbocchi per le nostre mele sono l’Africa subsahariana e il Sudamerica, aspettando l’apertura dell’export in Cina.
VOCI SALUZZESI Il rinnovato successo di alcune produzioni vanto di Rivoira Group, a partire da Ambrosia, non fanno dimenticare al Ceo Marco Rivoira le difficoltà sulla scena globale. «Il nostro futuro dipende anche dagli altri. Dovremo fare i conti con i volumi prodotti in Est Europa considerando che la sola Polonia arriverà a 5 milioni di tonnellate».
Massimo Perotto, direttore commerciale di Lagnasco Group: «Abbiamo una buona organizzazione che garantisce la continuità delle forniture programmate e anche una conservabilità che ci permette di raggiungere i mercati d’Oltremare da dicembre fino ad aprile-maggio, richiamando l’attenzione degli importatori».
Carola Gullino ritiene importanti i vantaggi competitivi della mela italiana: «Il nostro know how, abbinato a un territorio particolarmente favorevole, ci permette di arrivare ad una qualità eccellente, che viene spesso riconosciuta dai grandi distributori internazionali. Per noi la strada vincente è puntare sul biologico e sulle varietà Club».