«La casa di riposo rischia la chiusura»

«La casa di riposo rischia la chiusura»
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Prospettive buie per la casa di riposo di Sampeyre. Se, infatti, dal punto di vista sanitario la struttura è dalla scorsa settimana senza casi di contagio, ben diversa è la situazione sul piano finanziario.

L’impossibilità di accogliere nuovi ospiti ha determinato una crisi di liquidità finanziaria che sta preoccupando la fondazione che la gestisce, come testimonia il presidente Renato Baralis, per vari anni sindaco del paese.

«Abbiamo 18 posti liberi che fino a questo momento non potevano essere occupati perché, così come gran parte delle altre strutture, dovevamo fare i conti con casi di positività. Gli ospiti sono attualmente 32 a fronte di un organico di una trentina di dipendenti. Dal mese di febbraio - spiega Baralis - non sarà più possibile pagare loro lo stipendio per intero perché mancano le risorse. Il venir meno delle rette di quasi una ventina di ospiti, che non è stato possibile sostituire con nuovi ingressi, ci sta portando al collasso. Anche perché - argomenta il presidente - a diversità di altre case di riposo noi non disponiamo di proprietà immobiliari e le poche che avevamo le abbiamo già alienate. Fino all’inizio della pandemia abbiamo sempre pagato regolarmente, ogni mese, il personale e i fornitori li saldavamo a 60 giorni. Adesso non ce la facciamo più».

La scorsa settimana è salito a Sampeyre il dottor Gabriele Ghigo, responsabile del distretto saluzzese dell’Asl Cn1, per valutare il da farsi almeno per quel che riguarda la parte sanitaria, in particolare in riferimento alla figura di un’infermiera professionale che è venuta a mancare.

Nei prossimi giorni è previsto un incontro con i sindacati per capire quali siano le possibili strade da percorrere per tentare di uscire dall’impasse.

Le opzioni, da quanto ci lascia intendere il presidente, sono sostanzialmente legate alla possibilità di disporre di finanziamenti.

La Regione, proprio venerdì, ha deliberato uno stanziamento di 30 milioni di euro per le Rsa, ma è una cifra che dovrà essere spalmata sull’intero territorio piemontese e ricomprende anche tutto il mondo della disabilità.

L’altra possibilità, che gli amministratori auspicano, è di poter riaprire a nuovi ingressi nella speranza, dopo qualche mese di fatica, di ritornare lentamente alla normalità.

Ma ad oggi, considerando che l’emergenza è lungi dall’essere terminata, questa appare più un miraggio che una soluzione realisticamente percorribile a breve termine.

La più drammatica, che si cercherà di scongiurare in ogni modo, è la chiusura temporanea con il trasferimento degli ospiti in altre sedi.

Ma questo comporterebbe gravi disagi per i ricoverati e aprirebbe altri problemi non meno facili da affrontare.

Baralis ha scritto all’Unione di Valle, al Bim, ai sindaci della vallata facendo loro presente la situazione.

«L’emergenza sanitaria - commenta ancora il presidente Baralis - ci ha messo di fronte la drammaticità del problema degli anziani nelle nostre valli. Una questione sulla quale, lo dico da ex amministratore facendo anche mea culpa, non abbiamo mai riflettuto con la doverosa attenzione e che ora ci ritroviamo innanzi, pesante come un macigno».

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