La filiera della carne si “ribella”

La filiera della carne si “ribella”
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Reduce da un periodo difficile, segnato dalle conseguenze della pandemia, il settore zootecnico ha chiuso il 2020 con un calo del 7% della produzione, che si è tradotto in una flessione del fatturato del 3,6%. Ma i "fondamentali" restano buoni e il fatturato si è mantenuto sopra gli 8 miliardi di euro, anche grazie all'export.

Merito di una “maturità” del comparto, che ha i suoi punti di forza nel costante miglioramento delle produzioni e nella riduzione degli impatti ambientali, valori che con fatica vengono riconosciuti e valorizzati dal mercato.

E’ proprio partendo da quest’ultimo dato - il mancato riconoscimento economico della superiore qualità del prodotto da parte della Gdo - che Ruggero Lenti, nuovo presidente di Assica, l'associazione degli industriali delle carni e dei salumi, intende sviluppare la sua “rivoluzione”.

La ricetta di Lenti, veterinario e imprenditore di lungo corso nel settore delle carni trasformate, è al contempo semplice e complicatissima. La sua idea è di coinvolgere tutti, dagli allevatori ai mangimisti, dai macelli agli stagionatori, sino alla distribuzione.

Alle grandi catene distributive, e qui sta forse la parte più difficile, occorre far comprendere che più benessere animale, minore impatto ambientale, eccellenza qualitativa, hanno costi che vanno pagati.

Come pure vanno sostenuti gli investimenti per aiutare le aziende, tutte quelle che compongono la filiera, nell'evoluzione verso le nuove tecnologie.

A questo proposito Lenti ha ribadito come l'agricoltura rappresenti oggi il modo più economico ed efficiente per avere un territorio sostenibile. Non a caso il modello italiano è quello che presenta il minore impatto ambientale in Europa.

Se il contributo dell'agricoltura alle emissioni di gas climalteranti è stimato mediamente nel 14,2% nel mondo, in Italia questo stesso valore si ferma al 5%. Ciò significa che siamo già in una realtà virtuosa, in grado di progredire ulteriormente, purché il suo valore sia preso in carico.

Osserva Lenti: «Alla zootecnia italiana non viene riconosciuto lo sforzo enorme compiuto e i risultati raggiunti nell'adeguarsi alla maggiore sensibilità ambientale. Questo percorso va sostenuto».

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