«La montagna ne pagherà le conseguenze»

«La montagna ne pagherà le conseguenze»

Il blocco dello sci deciso domenica rischia di avere ripercussioni pesanti. Molti gestori non apriranno più.

«Il no all’apertura degli impianti – commenta Roberto Colombero, presidente Uncem Piemonte – non trova d’accordo i Comuni montani, insieme a tutti gli operatori economici. Abbiamo buttato al vento milioni di euro in quest’ultima settimana. Uno spreco. Ora contiamo i danni, che in settimana speriamo siano risarciti con adeguati ristori. Per il personale serve immediatamente un’indennità, la cassa integrazione. Il governo Draghi – sollecita Colombero – si attivi immediatamente».

Mauro Bernardi, presidente dell’Atl: «Come ente del turismo esprimiamo la nostra solidarietà agli imprenditori e ai lavoratori colpiti dell’intempestività di questo ultimo provvedimento. La montagna esige rispetto». Ha ottenuto invece un trattamento di serie zeta se si pensa a cosa è successo la scorsa estate con l’altro turismo, quello estivo: «Abbiamo visto stabilimenti balneari aprire con assembramenti rischiosi per la salute di tutti – sottolinea Bernardi -. Ma le stazioni sciistiche, con numeri contingentati e nel rispetto delle regole, non possono aprire. E la data del 5 marzo suona come una beffa: chiunque conosca un minimo la montagna ben sa che, con marzo, la stagione si chiude per sua natura»

Anche per Federalberghi la misura è colma. Giorgio Chiesa, presidente provinciale: «Quello della montagna è il comparto alberghiero in maggior stato di sofferenza. Penalizzato persino a livello dei ristori già erogati. Difatti parametrando il fatturato di aprile 2019 al fine di vedersi riconosciuto un ristoro pari al 10% la montagna, come il mare e tanto altro in ambito “vacanze”, di fatto ha beneficiato di ristori irrisori. A questo giro occorre che il governo Draghi dia un senso all’operazione “montagne deserte” con ristori in maniera cospicua».