La montagna non è una cartolina

La montagna non è una cartolina
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Gentile direttore,

sono un ragazzo della valle Maira e so di vivere in una natura incontaminata, dove regna la tranquillità, con paesaggi stupendi in ogni stagione, fatti di sentieri, flora e fauna, laghi e cascate, rifugi e bivacchi, creste e vette maestose.

Ma poi c'è la montagna, a volte poco considerata, che va oltre l'estetica, gli scenari e i panorami da togliere il fiato. Quella montagna tenuta in vita da gente che su quei versanti ci abita, ci lavora e si prende cura tutti i giorni, silenziosamente, di quell'immenso territorio, con un legame particolare chiamato "attaccamento", sinergia unica tra l'uomo e la "propria" terra.

Negli ultimi decenni si è favorita un'importante rivalutazione del paesaggio montano, intere borgate sono state recuperate, come le frazioni di Chiappera in alta val Maira, Chianale in val Varaita, Campofei e Valliera in val Grana ed Ostana in val Po. Ma contemporaneamente molti borghi sono stati abbandonati. Se da un lato ci sono state innumerevoli riconsiderazioni sulla pulizia di molti sentieri, decine e decine di prati un tempo falciati sono diventati una foresta impenetrabile.

Non basta proclamare la transumanza "Patrimonio dell'Unesco" se poi molti alpeggi vengono assegnati - per i contributi - a gente che in montagna non investe neppure un centesimo, indebolendo maggiormente i piccoli pastori e gli allevatori locali.

E non basta divulgare lo slogan "Comprate in valle" se poi agli ultimi esercenti rimasti viene imposta la fatturazione elettronica, penalizzando ulteriormente il settore con spese e disagi. Poco tempo fa in valle Maira c'è stato un controllo della Guardia di Finanza a diverse attività. Sarebbero ben altre le attività da ispezionare, che non quei montanari che ogni mattina alzano la serranda del proprio negozietto ai 1200 metri, cercando con tutto l'impegno possibile di tenere aperta una piccola attività, cuore pulsante di molti paesini di montagna.

Sarebbero forse da ripensare anche i finanziamenti destinati alla tutela della lingua occitana, considerando che ora come ora, in interi Comuni, praticamente più nessun bambino è in grado di parlarlo (che è diverso dal semplice capirlo). Mi risulta che sulla carta esistono ulteriori fondi a disposizione dei montanari, ma dall'alto vengono gestiti in malo modo.

Non si costruisce il futuro della montagna continuando a guardarla come una bella cartolina.

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