La rivoluzione francese cancella la religione Astri ed eroi greci ispirano i nuovi cognomi puntata 19 Alle origini della gens saluzzese: storia dei Borda e delle famiglie di Ostana
Abbiamo esaminato nella puntata precedente come venivano assegnati i cognomi ai bambini abbandonati in Inghilterra e nella Francia dell’Ancien Régime.
Con la rivoluzione francese tutto cambiò drasticamente e non fu più consentito imporre ai trovatelli nomi religiosi o di santi. Si stilarono invece cognomi con riferimento all’antica cultura greca o a personaggi del teatro e della letteratura come Annibal, Hercule, Achille, Bérénice, Ephése, Oedipe, Olympe, Othello.
Si sfruttarono inoltre altre fonti di ispirazione, quali i riferimenti astronomici, come Mercure, Venus, Saturne, riferimenti al mese del calendario repubblicano, vedi Germinal, alla natura, come Violette o Tulipe e agli uccelli, come Rossignol, o alle stagioni dell’anno, Printemps, oppure riferimenti occasionali come Dujardin, cognome assegnato a neonati ritrovati in un giardino.
Durante la restaurazione e la monarchia di Luglio (1829-1831) si ripresero i cognomi con rimando religioso. A titolo d’esempio è il caso di un bambino trovato la Domenica delle palme (Dimanche des rameaux), a cui venne attribuito il cognome Rameaux.
Tornarono in auge i nomi dei santi in relazione al giorno del ritrovamento, come Sainte Sophie, santa del 30 settembre. In quell’epoca si imposero anche cognomi totalmente inventati come Abuer, Abizac, Acasis, Abarin. Diventò inoltre uso comune dare un secondo nome di battesimo che fungesse da cognome: Anne Jean, Louis François, per esempio. Finalmente nel 1841 una circolare del ministero dell’Interno decretò che si assegnassero cognomi non discriminanti e si invitò a preferire cognomi indicanti il luogo di nascita. Se poi si aveva difficoltà a trovare un cognome, nulla vietava di assegnare il cognome Sansnom (senza nome).
Nella prossima puntata altre nazioni europee saranno oggetto della nostra indagine sui cognomi dei trovatelli.
Eccoci ora all’analisi di un cognome di un personaggio emerito del passato della nostra città: l'avvocato Carlo Borda, che compilò una “Guida statistica, amministrativa, artistica, industriale e commerciale della Città di Saluzzo” relativa al 1874.
BORDA. Così come Bordino, Bordone deriva dal nome personale latino Burdo, al quale si rifà anche il toponimo Ribordone, piccolo centro in provincia di Torino che fa parte della comunità Valli dell’Orco e Soana.
E’ un cognome a bassa diffusione, presente in circa 25 comuni, tipico del Cuneese, con presenze anche in provincia di Torino. La più elevata concentrazione si registra a Torino, Fossano e Venaria Reale. Storicamente i Borda furono signori di Piobesi e consignori di Aramengo.
Rivolgiamo ora la nostra attenzione ai cognomi di un borgo alpino delle nostre vallate. Abbiamo scelto per questa puntata Ostana (Oustano in occitano). E’ un comune italiano di 89 abitanti della valle Po, considerato uno dei più bei borghi montani d'Italia, secondo l’Anci, un mondo da fiaba tutto da scoprire. E’ costituito da borgate sparse, situato in una posizione soleggiata e affacciato a un panorama mozzafiato sul gruppo del Monviso.
Lo si trova nominato per la prima volta in un atto del 1322, quando Manfredo IV di Saluzzo investì i marchesi Manfredino e Oddone del Carretto anche del feudo di Austane, per estinguere un debito di 9 mila lire genovesi. E’ un angolo della nostra Occitania che invita a escursioni e passeggiate.
I cognomi più diffusi in questo paesino montano sono in ordine di frequenza: Lombardo, Bernardi, Bertorello, Bessone, Bovero, Aimar, Bollati, Cappellini, Chiappero.
LOMBARDO. Vi sono diverse ipotesi sull'origine di questo cognome: potrebbe infatti derivare dai molti toponimi come ad esempio Alzano Lombardo (Bg), San Vito dei Lombardi (Av), oppure dalla cognomizzazione del nome medioevale italo-germanico Lombardo, che significa "uomo dalla lunga barba", e infine dal soprannome indicante la provenienza regionale o etnica (dei Longobardi). Il cognome Lombardo è presente in quasi tutta la penisola, ma è maggiormente diffuso in Sicilia.
BERNARDI, come Bernardino, Bernardeschi, Bernardis e Bernucci potrebbe derivare dal latino tardo Bernardus o Bernardinus oppure dal germanico Baerhard (forte orso). Il cognome si afferma intorno al XII e XIV secolo grazie anche al culto per i numerosi santi omonimi come Bernardo da Chiaravalle e Bernardino da Siena.
Il cognome Bernardi è del centro nord. Bernardino, assolutamente rarissimo, potrebbe essere meridionale. Bernardeschi è toscano, delle province di Pisa e Livorno in particolare. Bernardis è tipico delle province di Udine e Gorizia. Bernucci è del centro.
BERTORELLO, come Berta, Bertola, Bertero, Bertinetti etc, fa parte di una serie lunghissima di varianti o alterati e derivati del medievale Berto, tratto per aferesi dalla sillaba iniziale di nomi comuni come Alberto, Adalberto, Lamberto, Roberto, Umberto, oppure potrebbe derivare direttamente da nomi di radice tedesca già autonomi nei secoli VII e VIII, attestati nel nostro Paese come Bertus e Berta: dall’aggettivo germanico bertha (splendente, famoso, illustre). Il femminile Berta vanta due sante e altrettante beate; in Italia viene venerata Berta d’ Bardi, abadessa di Vallombrosa, vissuta nel XII secolo.
Bertorello è a bassa diffusione, presente in una cinquantina di comuni, è caratteristico del Cuneese: a Revello è primo per frequenza anagrafica, terzo a Paesana e Rifreddo.
BESSONE come Bezzone dovrebbe trarre origine dal personale franco Bessone, di cui abbiamo traccia in uno scritto del 531 e usato come cognome in Francia almeno dal 1400. In taluni casi potrebbero riprendere, attraverso soprannome, il termine dialettale “bësson” (gemello).
E’ a media diffusione, presente in circa 130 comuni, in particolare nel Cuneese e nel Torinese, particolarmente concentrato a Torino, Mondovì, Cuneo e Pinerolo. E’ terzo per frequenza a Vigone.
BOVERO dovrebbe rifarsi o al nome personale germanico di etimologia incerta Bovo, reso popolare dal romanzo “Bovo di Antona”, oppure a soprannomi e nomi di mestieri medievali formati da “bove “ e dai suoi derivati dialettali; dal latino bos bovis (bue). Al bove, o bue, simbolo della forza, della mansuetudine e della pazienza, doveva rassomigliare per queste qualità il capostipite della folta schiera di varianti che si è venuta a creare. Cognomi derivati da questo animale sono presenti sin dai secoli centrali del Medioevo e diffusi in tutta Italia. Bovero è bassa diffusione, presente in circa 45 comuni, ha un ceppo nell’alessandrino, per la precisione a Bergamasco, dov’è il quarto per frequenza anagrafica, ma è distribuito in modo omogeneo anche nelle province di Cuneo e Torino.
BOLLATI dovrebbe derivare, attraverso soprannomi, dal vocabolo latino bullatus (ornato di borchie). A medio-bassa diffusione, è presente in una sessantina di comuni. Distribuito soprattutto a cavallo delle province di Torino e di Cuneo, fa registrare le maggiori presenze a Torino, Nichelino, Moncalieri, Saluzzo, Villafalletto. Un ceppo anche in Lombardia.
CAPPELLINO/I ma anche Capello, Capellaro, Capellano, Capelletto hanno alla base nomi medievali che riflettono soprannomi e sovente nomi di mestiere riferiti alla parte anatomica (capello) o al copricapo e ai diversi mestieri connessi.
Cappellino, a bassa diffusione, presente in una ventina di comuni, è tipico del Cuneese: il ceppo principale si registra a Mondovì, mentre la migliore frequenza è a Rocca dei Baldi (dodicesimo).
CHIAPPERO e Chiappi, come Chiapello, Chiapino, Chiapetto è molto probabile che derivino, attraverso soprannomi, dalle voci piemontesi ciapin (ferro da cavallo), ciap (rottame, coccio) e ciapé (fabbricatore o venditore di stoviglie).
Chiappo/i nello specifico riprende attraverso soprannome il termine dialettale ciap. A bassissima diffusione, presente in una quindicina di comuni, ha un ceppo nel Biellese e uno in Friuli. La località a maggior concentrazione è Sordevolo in provincia di Biella, dove risulta essere settimo per frequenza anagrafica.
Chiappero, si rifà, attraverso soprannome, al termine dialettale ciapé. A bassa diffusione, presente in una cinquantina di comuni, è tipico del Pinerolese, con diramazioni anche in alcune zone del Cuneese. In seguito a flussi migratori, le maggiori presenze si registrano nel capoluogo, mentre a Envie è fra in primi dodici per frequenza anagrafica.