«Lagnasco guarda avanti» intervista Il sindaco fa il punto sul comparto nei giorni di Fruttinfiore digitale
Roberto Dalmazzo, dal 2019 sindaco di Lagnasco, è un dei “padri” di Fruttinfiore. La manifestazione è nata infatti nel 2003 quando lui era nello staff della Pro loco, di concerto con l’amministrazione comunale e le Organizzazione dei produttori.
Dalmazzo, di acqua ne è passata sotto i ponti, ma da quando lei è sindaco la manifestazione è stata bloccata o comunque limitata dalla pandemia. Era stato così lo scorso anno e anche l’edizione virtuale 2021 immaginiamo, non sia esattamente quel che avreste voluto proporre al pubblico…
«È così, abbiamo comunque voluto mantenere viva la tradizione nella speranza, il prossimo anno, in occasione della ventesima edizione, di poter tornare alla grande perché si tratta di un’occasione per raccontare la frutta del saluzzese e di una vetrina importante per promozionare l’eccellenza delle nostre produzioni».
Che ruolo ha l’amministrazione rispetto al comparto frutticolo di cui il suo Comune rappresenta la capitale?
«L’amministrazione comunale è sempre stata parte attiva, a fianco delle Op e delle organizzazioni di categoria. Siamo vicini ai frutticoltori e a tutti gli operatori, consapevoli dell’importanza che il settore ha per l’economia non solo del paese ma della zona».
La versione digitale rientra in questa stagione “virtuale” alla quale l’emergenza sanitaria ci sta costringendo. Penso aveste in serbo proposte innovative e interessanti.
«In effetti avevamo pensato, tra varie altre iniziative, di implementare la fiera delle tecnologie dedicata alla frutticoltura e i convegni specialistici. Ma anche di promuovere percorsi cicloturistici con le e-bike nelle nostre campagne, rivolti a visitatori e turisti. Il riconoscimento di Fiera nazionale, avvenuto qualche anno fa, ci ha spronati ad andare avanti nel solco della tradizione ma con l’aggiunta, ogni anno, di elementi di novità. Abbiamo, anche quest’anno, cercato di fare del nostro meglio pur con tutte le limitazioni del caso. Se il diavolo non ci metterà la coda contiamo di rifarci il prossimo anno».
Lei presiede il tavolo dei Comuni della frutta, una realtà che svolge una funzione di coordinamento e raccordo importante sul territorio.
«Sono ormai 34 i Comuni che ne fanno parte insieme ad Op e associazioni di categoria. Il tavolo era nato in origine per affrontare i noti problemi legati alla raccolta, ma si è poi esteso, cammin facendo, a tutte le problematiche della filiera. Si riunisce mediamente un paio di volte al mese e registro soddisfazione per come procedono i lavori».
Anche sul fronte della questione stagionali si riscontrano segnali di novità?
«Abbiamo nella Prefettura un buon interlocutore. Agli 8 Comuni iniziali, si sono aggiunti Scarnafigi e Manta e questo è un fatto positivo. Anche la Regione sta facendo la sua parte. Il nuovo bando regionale per noleggiare o costruire strutture per dare ospitalità alla manodopera prevede uno stanziamento di 500 mila euro».
E poi c’è il tema dei Distretti del cibo che, nel nostro caso, è dedicato alla frutta.
«Anche questo è un aspetto importante, in larga parte ancora da sviluppare. A presiederlo è stato chiamato Enrico Allasia, presidente di Confagricoltura Cuneo e Piemonte, uomo che ha sicure competenze al riguardo».
Quali sono le loro finalità?
«I distretti del cibo sono stati istituiti dalla Regione nel novembre dello scorso anno. Individuano sistemi produttivi locali, che si caratterizzano per una identità storica e territoriale omogenea. Integrano attività agricole e altre attività imprenditoriali, in coerenza con le tradizioni dei luoghi di coltivazione. Vi partecipano enti pubblici, istituzioni ed imprese. La collaborazione tra piccole e medie imprese agricole e agroalimentari può accrescere la competitività e portare innovazione».