Le Acli prima scuola politica per i giovani Manfredi e Burzio

Nel 1944, nella Roma liberata, la Chiesa senza incoraggiare né ostacolare Achille Grandi nei suoi accordi con Buozzi e Di Vittorio, per la rinascita di un grande sindacato unitario, aveva «voluto premunirsi dal rischio di trovarsi senza strumenti» nel mondo delle fabbriche, degli uffici e fra i braccianti, promuovendo la nascita delle Acli, come corrente sindacale cristiana.

A Cuneo arrivarono dopo il 28 aprile. I loro passi furono inizialmente stentati: la parola d'ordine «un campanile, un circolo» non funzionava per incomprensione del clero locale, che, salvo eccezioni, guardava con sospetto a quelle nuove organizzazioni. Da Roma venne inviato un commissario, l’avv. Bartolomeo Allasia, pupillo di mons. Montini. Costui, grazie anche alla sua funzione di dirigente Inps, riuscì ad estendere la rete dei circoli: nel 1947 erano 31 in tutta la provincia con 3.850 iscritti. Le città con maggiore presenza erano Mondovì e Fossano (qui si distinguevano i i prof. Lorenzo Burzio e Giuseppe Manfredi), con una quindicina di gruppi ciascuna, seguite da Bra (570 soci) e Alba (514): nel comune capoluogo gli iscritti ammontavano a 370 divisi in 8 circoli, sparsi soprattutto nelle frazioni e aderenti alle Acli-Terra, che facevano riferimento al maestro Tancredi Dotta Rosso.

Nel luglio 1948, dopo le polemiche per lo sciopero “politico” indetto come protesta contro l’attentato a Togliatti, i sindacalisti cattolici abbandonarono la direzione della Cgil. Si riunì il Consiglio nazionale delle Acli, il quale decise di «anticipare e rendere straordinario il congresso da effettuarsi entro il 15 settembre».

In questa sede trovarono compimento la scissione e la nascita della Cisl. Le Acli reindirizzarono la loro attività dal campo sindacale a quello formativo, educativo e di patronato. Diedero a Cuneo, Saluzzo, Fossano e Verzuolo sindaci determinati e aperti che incisero profondamente nella storia delle loro città.