Le difficoltà della didattica a distanza in carcere

“Pensieri da dentro” sono le riflessioni scritte dai detenuti che frequentano la sezione carceraria ad indirizzo artistico del Liceo Soleri-Bertoni

La professoressa Carla Bianco, vice preside del Soleri-Bertoni, insegna Storia dell’Arte nella sezione del carcere Morandi e spiega come avvengono le lezioni in questo periodo in cui non si può entrare nella casa di reclusione.

Come tenete la didattica a distanza?

«Durante questi due mesi di chiusura non siamo riusciti ad attivare la didattica a distanza on line tramite Skype o altre piattaforme a causa di problemi legati all’organizzazione carceraria, ma abbiamo mantenuto un contatto con gli studenti tramite consegna di materiale (Dvd con videolezioni, dispense, verifiche, lettere) alle educatrici, che provvedono alla distribuzione e raccolgono successivamente i lavori dei detenuti per restituirceli. A breve dovremmo comunque riuscire a stabilire un contatto diretto con gli studenti attraverso videochiamata».

Gli studenti “reclusi” che frequentano la quinta dovrebbero sostenere l’esame di maturità; sarà possibile?

«Nell’attuale situazione è un’utopia. Per questo la Rete delle scuole ristrette si è organizzata per chiedere uno slittamento a settembre dell’esame in tutti gli istituti carcerari».

Alcuni pensieri sono stati montati da lei in un video, ne ha ricevuti altri?

«Sono stati inviati da tanti studenti. Colpisce quello di uno studente che fa notare come in questo periodo a causa del coronavirus anche noi siamo “in prigione”. C’è poi una lettera scritta a mano, in un italiano incerto, è di uno studente originario della Tanzania: mi scrive che legge ogni giorno l’inserto di arte del “Giorno” e guarda Rai 5. Rileggendo le lettere sono convinta che la cultura, l’arte, la bellezza possano davvero far miracoli in carcere e operare una profonda trasformazione dell’animo umano in senso etico».