Le maschere d’Italia a Saluzzo: in arrivo Gioppino e Balanzone

Le maschere d’Italia a Saluzzo: in arrivo Gioppino e Balanzone
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Sfogliando le cronache di questi giorni saluzzesi che introducono alla Gran Baldoria, colpisce il gran numero di maschere venute da fuori a omaggiare Ciaferlin, la Castellana e il Carnevale del Marchesato.

Nomi solenni, maschere di alto lignaggio, figure che discendono dalla commedia dell’arte. Già l’anno scorso la parata era stata imponente, grazie all’attivismo di Ciaferlin e Castellana che hanno girato in lungo e in largo per contattare e invitare a Saluzzo le maschere delle vicine regioni. Allora il “colpo” fu l’arrivo di Capitan Spaventa, da Genova, impersonato dal brillante giornalista Marco Raffa.

Il lavoro - anche sottotraccia - è proseguito nel corso dell’anno e ora un raggiante Aurelio Seimandi può annunciare l’imminente arrivo di Gioppino, la “vera” maschera di Bergamo e - ma è ancora in forse per l’età del personaggio - del dottor Balanzone da Bologna.

Tornando a Bergamo, tutti pensano che le maschere della città orobica siano Arlecchino con Colombina e Brighella. In parte è così, ma si tratta di figure letterarie e teatrali, buone per altri usi. La maschera popolare, amata dai bergamaschi, è il buon Gioppino. La sua principale caratteristica fisica sono tre grossi gozzi, da lui chiamati le sue granate o coralli, che ostenta non come un difetto fisico, ma come veri e propri gioielli. Faccione furbo, rubicondo, pantaloni da contadino e cappello rotondo con fettuccia volante, Gioppino di mestiere fa il facchino e il contadino ed è innamoratissimo della sua Margì. Domenica a Saluzzo Gioppino sarà tra i protagonisti.

Protagonista lo è già stato domenica scorsa Capitan Spaventa di Genova, che Marco Raffa ha voluto riportare al nostro Carnevale dopo il debutto del 2019.

Anche Capitan Spaventa ha un retroterra teatrale di tutto rispetto, che va dalla commedia dell’arte di Andreini al teatro comico barocco del Brignole Sale. Nella seconda metà dell’Ottocento il personaggio e il costume sono codificati da una pubblicazione Sonzogno (Almanacco delle maschere 1864), che riproduce in un’incisione dettagliatissima il Capitano.

Pochi anni e saranno le figurine Liebig, specchio iconografico dell’Italia del tempo (chi non ricorda il Feroce Saladino?) a consacrare definitivamente la ligusticità del Capitan Spaventa. La ripresa popolare anche nel nostro territorio è dovuta al gemellaggio del 2014 tra il Carnevale di Mondovì e Genova, in cui l’attuale interprete della maschera Marco Raffa ha sfilato per le vie monregalesi in compagnia del Moro.

Ed ora uno sguardo alle maschere cuneesi che un tempo facevano furore. Parliamo di Gironi e Girometta, considerati i genitori di Gianduja. La figura di Gironi è nata dalle abili mani del burattinaio torinese Umberto Biancamano (“Giuanin dji oseji”) e rappresenta il classico piemontese della campagne, venendo adottato dalla città di Cuneo negli Anni Cinquanta e impersonato a lungo dal giornalista della “Gazzetta del Popolo” Gaetano Molino. Da anni Gironi è interpretato da Tarcisio Piacenza, già noto Tajagorge di Borgo San Dalmazzo.

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