Lungo la strada delle cave pagine vive della Resistenza

Lungo la strada delle cave pagine vive della Resistenza
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A partire dall’8 settembre 1943, a seguito all’armistizio di Cassibile del 3 settembre con il quale l’Italia proclamò la resa incondizionata agli Alleati rompendo l’alleanza con la Germania nazista di Adolf Hitler, iniziò il periodo della Resistenza a opera dei partigiani. La zona tra Cavour, l’Infernotto e la val Po fu una delle prime basi garibaldine, grazie a figure come Pompeo Colajanni (il mitico comandante “Barbato”), Ludovico Geymonat, Gustavo Comollo, Antonio Giolitti e altri.

La via Cave, strada che da Bagnolo conduce a Montoso, è stata la strada maestra delle bande partigiane che, con le loro spedizioni, raggiungevano le quote più alte del paese con l’obiettivo di sottrarsi e mimetizzarsi alle incursioni e ai rastrellamenti dei nazifascisti. Lungo tutta la tratta si tennero numerose battaglie contro le colonne tedesche e le case di montagna vennero bruciate per rappresaglia. Molteplici le vittime, anche civili.

L’odierna meta turistica di Montoso, essendo collocata in una posizione geografica strategica, dopo l’8 settembre divenne il fulcro della vita partigiana nonché il punto di convergenza per ufficiali e sottoufficiali antifascisti, soldati, giovani che volevano sottrarsi alla leva di Salò.

Negli anni ‘50 sulla vetta del Montoso fu costruito, a fianco della Croce eretta nel 1900, per rimembrare i partigiani e i civili caduti sui monti e nelle valli sottostanti, un Sacrario con un faro (detto “dei rododendri”) sull’altura che domina piazza Martiri della Libertà.

Ogni anno, nella seconda domenica di luglio, salgono al Sacrario gli ultimi testimoni della Resistenza, ex comandanti, autorità, politici e famigliari dei caduti, che provengono da tutto il Piemonte per partecipare alla funzione ecumenica: messa celebrata dal prete cattolico, preghiera di un pastore valdese per il culto evangelico e l’intervento di rabbino incaricato dalla comunità ebraica.

«Ho aderito alla guerra di liberazione - ricorda la partigiana Maria Airaudo, sempre presente a Montoso - senza ben sapere a cosa andassi incontro. Il 30 dicembre 1943 a Villar, ammazzarono, attorno a casa mia, tredici uomini e nello stesso giorno altre ventidue persone persero la vita a Bagnolo. Questo per intimorire la popolazione, invogliandola a non aiutare i partigiani».

È oggi possibile percorrere, a Montoso, il Sentiero della Pace e visionare le testimonianze tangibili (Sacrario e faro) rendendo omaggio ai sacrifici compiuti per riscattare l’onore della patria e ripristinare la libertà.

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